VICTORIA

VICTORIA
Victoria Spirito berlinese cinema

VICTORIA di Sebastian Schipper

Nonostante le buone recensioni lette al momento dell’uscita di Victoria nelle sale, l’ho schivato a lungo.
Temevo un effetto simile a quello sortito da altri film/serie ambientati a Berlino. Non volevo incappare nel solito stereotipo, un po’ da cartolina, della grande metropoli cool e alla moda. Del resto è ciò che è accaduto in tempi recenti con il riadattamento di Christiane F. su Prime Video e soprattutto con Unorthodox su Netflix.
Complice il caldo e la noia da forzato isolamento causa covid, ho deciso finalmente di colmare il gapd.
Sapevo trattarsi di una pellicola di azione e che le riprese erano state effettuate in un unico “one take”.
Dunque, un film potenzialmente interessante e originale, ma la lettura della trama mi faceva temere una brutta copia di un cult come Lola Corre.

Spirito berlinese

I miei preconcetti si sono rivelati errati, e Victoria mi ha realmente coinvolto e conquistato. Per la trama avvincente e ricca di colpi di scena, per le prove dei giovani attori, e soprattutto per l’ambientazione e la fotografia. Il film non inciampa nelle trite banalità della solita Berlino povera e sexy. Piuttosto, ne agguanta e restituisce la natura e lo spirito più autentici. Ciò che io definisco il Berliner Geist (spirito) o Laune (umore), che pochi film ambientati a Berlino (e non su Berlino) sono riusciti a intrappolare tra i propri fotogrammi. Uno su tutti, quel piccolo gioiello di Oh Boy.

Le due anime del film

Il film è strutturato in due parti letteralmente agli antipodi. La prima introspettiva, da film d’autore: mi sono venuti in mente Jim Jarmusch e i movimenti di camera di Lars Von Traier. La seconda vira imnaspettatamente in una pellicola di pura azione: concitata e frenetica, resa magistralmente dal piano sequenza unico.
Un ottimo lavoro di team. Alcuni dialoghi e sviluppi della trama sono stati frutto di improvvisazione tra gli autori, il regista e il cast. Assenti i vuoti e i cali di tensione.

Una città per ripartire da zero

La protagonista, Victoria, è una ragazza spagnola giunta a Berlino da pochi mesi. Come tanti expat, ha visto nella capitale tedesca un’opportunità per ricostruirsi una vita. Lontana dalle delusioni e dalle mancate opportunità offertele nel suo paese natio. In Spagna, dopo avere studiato pianoforte per anni al conservatorio con il sogno di diventare concertista, era stata scoraggiata dai suoi stessi insegnanti. Inoltre, la spietata competitività dell’ambiente, l’avevano demotivata, spingendola a lasciare Madrid. A Berlino, tuttavia, conduce una vita un po’ grigia: non ha amici e lavora, sottopagata, in un bar. Nella prima scena del film la si vede ballare da sola in un club techno molto affollato. Al bar tenta di scambiare qualche chiacchiera con il barman, ma questi la tratta con freddezza e rifiuta uno shot offerto da lei.

Un amore alle prime luci dell’alba

Quando decide di tornare a casa per dormire appena qualche ora prima del lavoro, s’imbatte in un gruppo di quattro amici un po’ scapestrati. I ragazzi le sembrano abbastanza simpatici da farsi “sequestrare” per festeggiare il compleanno di uno di essi. S’introducono abusivamente sul tetto di un edificio a bere e fumare.
La notte sembra volgere al termine senza particolari colpi di scena. Victoria ha rinunciato al suo breve sonno prima di aprire il bar, ma è contenta di aver conosciuto dei nuovi potenziali amici. Sonne, il leader della gang, la accompagna in bicicletta al lavoro, e la corteggia un po’ timido e impacciato, ma con una delicatezza che non lascia indifferente la ragazza.
Nel bar appena aperto e ancora deserto, i due ragazzi cominciano a conoscersi un po’ meglio. Sonne si definisce un berlinese autentico e ama scherzare inventando su di sé storie buffe e poco credibili. Le sue palesi bugie divertono molto Victoria, la quale, invece, si apre confidandogli le sue amarezze come pianista mancata.

Il colpo di scena

Proprio quando lo spettatore attende – e auspica – gli sviluppi di un tenero incontro, ecco che accade l’imprevedibile. L’interessante video qui di seguito mostra il backstage e la ripresa di uno dei momenti clue della pellicola. Se si vogliono evitare spoiler, è bene non visionarlo e passare direttamente a guardare subito il film.

So che il film è uscito nelle sale italiane due anni dopo, non so doppiato o con i sottotitoli. Su Prime, ho trovato solo la versione in lingua originale, ma mi riesce difficile pensare a un possibile doppiaggio. Sarebbe troppo difficile non intaccare uno dei principali punti di forza del film, che è basato proprio sull’interazione linguistica tra i protagonisti. Victoria, infatti, non parla tedesco, e l’inglese dei suoi nuovi amici è piuttosto zoppicante. In più, questi ultimi comunicano tra loro in puro slang berlinese, impedendo alla ragazza di comprendere i fatti e le dinamiche che la travolgeranno.

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