Tag: Molto Berlino

L’IMPONDERABILE SENSO DI OSTALGIE

Per Ostalgie s’intende il sentimento di rimpianto e appartenenza comune tra i alcuni cittadini dell’ex DDR. Il neologismo è la crasi tra i termini Osten – est – e Nostalgie. Tale termine nacque come titolo di un programma radiofonico del 1992, condotto da Uwie Steimle…
– L’imponderabile senso di Ostalgie –

UNA VITA AL KALEIDOSCOPIO

Mi sono affrettato ad andare al cinema vedere Moonage Daydream, data la sua breve permanenza nelle sale. L’aspettativa principale era quella di immergermi per un paio d’ore in un mare di note che ho talmente interiorizzato da sentirle vibrare sottopelle…
– Una vita al kaleidoscopio –

CIÒ CHE NON AMO DI BERLINO

Riprendo da un recente post la questione su ciò che meno o poco mi entusiasma di Berlino. Non amo i luoghi comuni e alcuni di questi miei aneddoti raccontati potrebbero sembrare dire il contrario. In realtà sono sporadici episodi, avvenuti in due decenni di frequentazione assidua con la capitale della Germania. – Ciò che non amo di Berlino –

VICTORIA

Victoria di Sebastian Schipper
Nonostante le buone recensioni lette al momento dell’uscita di Victoria nelle sale, l’ho schivato a lungo.
Temevo un effetto simile a quello sortito da altri film/serie ambientati a Berlino. Non volevo incappare nel solito stereotipo, un po’ da cartolina, della grande metropoli cool e alla moda. Del resto è ciò che è accaduto in tempi recenti con il riadattamento

IO E BERLINO: UN AMORE A DISTANZA

Il mio innamoramento con Berlino raggiunse il suo apice nella primavera del 2008. Dopo un lungo e intenso soggiorno rientrai a Roma con il cuore e il morale a pezzi. Lo sbarco a Ciampino fu un crudele ritorno alla realtà romana. Nessuno ad attendermi, solo una pioggia battente e il consueto sciopero. C’erano code inaffrontabili per prendere un taxi, e i pochi bus privati erano presi d’assalto da orde di turisti spaesati. Persino gli immancabili tassisti abusivi erano letteralmente sotto assedio. Riuscii a tornare a casa dopo una vera odissea. Mi stipai, non so ancora come, sull’unico autobus pubblico apparso come un miraggio. Mi lasciò al capolinea di Anagnina, dove trovai i cancelli della metropolitana serrati. Non mi restò che percorrere a piedi, valigie al seguito, il lungo tratto di strada in direzione centro, spinto dall’energia della disperazione. Ero ripartito da Berlino all’alba, dopo una nottata trascorsa in un club, per cui ero palesemente affaticato e assonnato. Dopo circa due ore fui finalmente a casa, fradicio sia negli abiti che nello spirito. Mi dissi che forse era davvero giunto il momento di prendere la decisione che rimandavo da troppo tempo: non sopportavo più Roma e soffrivo troppo per quell’amore, quel rapporto a distanza, che mi legava a Berlino. …

UN BERLINESE SENZA PASSAPORTO

Mi sono liberato da ogni parvenza di orgoglio o sentimento di appartenenza, alla soglia dei 40 anni.
Improvvisamente patriottismo e nazionalismo si sono svuotati di qualsiasi significato. In quel periodo avevo cominciato a sentirmi a casa in una città e in una nazione dove non ero nato.
Un berlinese senza alcuna certificazione né passaporto. La prima volta che sono stato a Berlino, si trattò di una vacanza troppo breve per capirla. Credo di non essere stato a lungo in grado di comprendere il peso e la portata del vivere in un posto così atipico. A scuola avevo studiato la città del Muro, senza pormi troppe domande. Avevo acquisito quella nozione come un normale e incontrovertibile dato di fatto. Una peculiarità che non lasciava emergere in me interrogativi su cosa il Muro rappresentasse per chi doveva conviverci quotidianamente. Non era un monumento e lo sapevo bene, eppure per me il Muro stava a Berlino come il Colosseo stava a Roma. . …