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LA PROPAGANDA E LE BUGIE SUL MURO

«Nessuno ha intenzione di costruire un muro» – Così, il 15 giugno del 1961, si pronunciò l’allora presidente della DDR Walter Ulbricht in merito alle insistenti voci trapelate dalla rete di spionaggio, del folle progetto del Muro. Appena due mesi dopo, quella dichiarazione divenne la temuta realtà. La giornalista Annamaria Doherr aveva formulato la domanda senza menzionare in alcun modo l’idea di un muro, menzionando quella di una più generica istituzione di confine di stato. Il regime della DDR giustificò le prime operazioni (12-13 agosto 1961) di installazione del Muro con la scusa di una barriera protettiva contro la minaccia fascio-capitalista degli ex alleati occidentali. Naturalmente, in pochi credettero a motivazioni così claudicanti, ma non mancò un nutrito numero di fedeli alla causa socialista. Cittadini che, in nome di una fede ideologica, approvavano il braccio di ferro tra due ideali di società agli antipodi: socialismo contro capitalismo, proletariato versus borghesia. Difficile stabilire quanto fossero ingenui o consapevoli del duro prezzo da pagare. Il Muro e la propaganda di regime, per quanto intrisa di bugie, fu il ragionevole prezzo da pagare per un obbiettivo ritenuto nobile.
“Tu vivi in America. È il più grande paese del mondo. Certo, c’è chi fa una vita di merda. Perché, credi che nell’Unione Sovietica non facciano una vita di merda? Lui ti dice che il capitalismo è un sistema dove cane mangia cane. Cos’è la vita se non un sistema dove cane mangia cane? …”

SOGNAVANO SOLO DI ESSERE LIBERI

Con l’avvento del Muro, numerosi cittadini berlinesi ne subirono gli effetti e le conseguenze. Amici, coppie di innamorati e famiglie intere, da un giorno all’altro, vennero separati. Non li confortò di certo la comunicazione propagandistica che motivava il Muro come necessaria protezione contro la minaccia fascista e capitalista occidentale. Fin dalla mattina di quella calda domenica del 13 agosto 1961, molti berlinesi dell’est compresero di essere diventati dei prigionieri di Stato. Davanti alla massiccia mobilitazione di uomini e mezzi per tracciare la linea di divisione, in molti iniziarono a pensare a come fuggire a ovest. Eppure, le smanie egemoniache della DDR non si placarono nemmeno di fronte alla disperazione dei cittadini che desideravano e sognavano solo di essere liberi. Drammi e tragedie, purtroppo, non si fecero attendere a lungo.
Ida Siekmann viveva al 48 di Bernauer Straße. Casa sua apparteneva amministrativamente a Berlino Est, ma il portone dell’edificio…

TUTTO CONTA IN GRANDI QUANTITÀ

Solitamente, quando si parla della relazione tra Berlino e la musica, l’associazione più comune è quella con la trilogia di David Bowie o gli U2 di Achtung Baby. La capitale tedesca svolse un ruolo salvifico per la vita e la carriera del Duca Bianco. A Berlino si liberò dalle dipendenze che lo stavano letteralmente distruggendo e trovò nuova linfa creativa. Insieme a Brian Eno e Tony Visconti, produsse una serie lavori discografici divenuti delle vere e proprie pietre miliari. Invece, la band irlandese scongiurò il pericolo di un ventilato scioglimento e creaò il disco della svolta, quello che l’avrebbe consacrata definitivamente. Anche per i Depeche Mode Berlino fu una tappa fondamentale per il loro percorso arttistico. Una delle loro hit più celebri, Everything counts in large amounts (tutto conta in grandi quantità) è senza dubbio il fulcro di questo rapporto.
I Depeche Mode, tuttora tra le band più seguite e amate a livello mondiale, registrarono il celebre brano critico nei confronti del consumismo presso i leggendari…

LA FIGURA DI UDO LINDENBERG

In anni di frequentazione con Berlino, mi sono frequentemente imbattuto in una figura singolare, difficile da dimenticare. Occhieggiava puntualmente dai manifesti affissi in strada, o dai cartonati nei negozi di dischi. Un uomo non più giovanissimo, longilineo e vestito di nero, con un cappello a falde larghe e un’espressione severa e sofferta, probabilmente enfatizzata dai profondi solchi che ne segnano il viso. Mi venne naturale associarlo, visivamente, all’immagine di…
-La figura di Udo Lindenberg –

CINEMA E CENSURA: LE PELLICOLE DEL CONIGLIO

L’ex DDR, come ogni regime totalitario, osteggiava la libertà di pensiero ed espressione, i combustibili necessari a ogni corrente artistica. Dei preposti comitati di controllo castravano sul nascere qualsivoglia elemento di critica nei confronti dello Stato e della causa socialista. Ma, come spesso accade sotto le pressioni coercitive delle dittature, gli effetti sortiti si rivelarono distanti da quelli auspicati. Nella Repubblica Democratica Tedesca, letteratura, cinema e musica, per la loro diffusione, dovevano superare il setaccio degli organi di censura, allo scopo di ravvisare eventuali messaggi sgraditi e potenzialmente sovversivi. …
– Cinema e censura: le pellicole del coniglio –

SOLO SUNNY – SPACCATO DI VITA NELLA DDR

Una delle produzioni DEFA che preferisco è sicuramente questa pellicola ambientata nel quartiere di Prenzlauer Berg sul finire degli anni ’70. Solo Sunny, come Die Legende von Paul und Paula, è un autentico e affascinante spaccato di vita nella DDR. La protagonista vive in un grande e vecchio condominio: un quadrilatero su cui si affacciano finestre dagli infissi vecchi e scrostati. I vetri dei numerosi appartamenti sono intarsiati su facciate grigie e sbrecciate. Due piccioni, da un davanzale, sembrano osservare quel quadro spoglio e desolato, mentre da un’altra finestra un gatto li adocchia voglioso. …
– Solo Sunny, spaccato di vita nella DDR –

ALL’ANGOLO CON LA SCHÖNHAUSER ALLEE

La Schönhauser Allee è una delle principali arterie di Berlino. Parte dalla Torstraße, all’altezza di Rosa-Luxemburg-Platz e si snoda per circa 3 km, attraversando il quartiere di Prenzlauer Berg, nel distretto orientale di Pankow. È una strada di notevole rilevanza e molto frequentata per via delle numerose attività commerciali. Anche ai tempi del Muro era una via piuttosto vivace, come dimostrato dal film Ecke Schönhauser (Angolo Schönauser) , uscito nel 1957. …
– All’angolo della Schönhauser –

LE VITE DEGLI ALTRI

Le vite degli altri (titolo originale: Das Leben der Anderen) premio oscar come miglior film straniero agli Academy Awards del 2007 è uno dei capolavori assoluti di inizio millennio.
Insieme a due altri grandi successi come Goodbye, Lenin e Lola Corre, è una delle pellicole artefici, con modalità diverse, dell’accensione dei riflettori sul cinema tedesco contemporaneo. Inoltre, ha contribuito a infiammare ulteriormente un’attenzione e un interesse su Berlino già piuttosto vivi.
– Le Vite degli Altri –

SUONI DA EST

Da appassionato di musica quale sono sempre stato, da adolescente, negli anni ’80, acquistavo in un’edicola del centro giornali musicali d’importazione. Il britannico Smash Hits, l’americano Rolling Stone e soprattutto il tedesco Bravo, rivolto principalmente ai teenager, ricco di articoli – ovviamente per me incomprensibili – e foto sui cantanti del momento. Attendevo con impazienza il giorno della sua uscita per via della ricca sezione dedicate alle classifiche di vendita, incluse quelle di UK e USA.
– Suoni da est –

LA LEGGENDA DI PAUL E PAULA

La caduta del Muro, l’epocale ed emozionante evento storico di fine secolo scorso, ben reso in Goodbye, Lenin!, il film di successo del 2003 che narra i mutamenti sociali e urbanistici di Berlino.
Una metamorfosi da cui ben presto emersero difficoltà e problematiche, già nei primi anni dell’annessione.
Il confronto-scontro tra due mondi…
– La leggenda di Paul e Paula –