SUONI DA EST

SUONI DA EST

Suoni da Est

Da appassionato di musica quale sono sempre stato, da adolescente, negli anni ’80, acquistavo in un’edicola del centro giornali musicali d’importazione. Il britannico Smash Hits, l’americano Rolling Stone e soprattutto il tedesco Bravo, rivolto principalmente ai teenager, ricco di articoli – ovviamente per me incomprensibili – e foto sui cantanti del momento. Attendevo con impazienza il giorno della sua uscita per via della ricca sezione dedicate alle classifiche di vendita, incluse quelle di UK e USA.

Percezioni distorte

Pur sapendo che esistevano due Germanie, identificavo entrambe con l’idea percepita tramite questa rivista.
Non ero nemmeno ignaro del fatto che la scissione del paese in due nazioni derivasse da questioni politiche, ma non immaginavo – a scuola i miei insegnanti non andarono mai oltre un certo nozionismo – che rappresentassero due realtà così distanti e in contrasto tra loro.
Basandomi su impressioni del tutto parziali, provavo un po’ di invidia per la realtà e la cultura tedesche che, da suddetto giornale, recepivo molto più avanzate di quelle che respiravo in Italia.
La rubrica di sessuologia, in particolare, offriva immagini ben meno pudiche degli omologhi teen magazine italiani. Anche per questo motivo ricordo che già all’epoca avevo desiderato di essere un biondo adolescente di Monaco di Baviera o Hannover.

Musica
Due copertine anni’80 del settimanale BRAVO

Giovani Ossi

In tempi recenti, incuriosito da tutto ciò che riguarda l’ex DDR, ho cominciato a domandarmi cosa abbia significato, per un teenager, vivere sotto l’ombra opprimente e ingombrante di un regime totalitario.
Sfruculiando in rete, ho trovato un lungo e interessantissimo articolo (qui) che lo racconta molto bene e in dettaglio. Il focus è puntato soprattutto sul movimento punk che riuscì a superare la cortina di ferro fino a insediarsi, nonostante il feroce ostracismo, in città come Berlino Est e Lipsia. Vale la pena di essere letto perché nel web non si trovano tante informazioni a riguardo, perlomeno in lingua italiana, ma soprattutto perché è così appassionante e ben scritto da sembrare il soggetto ideale per un film.
Tra l’altro offre anche il download di un vero e proprio documento storico: alcuni mp3 estratti da tapes registrati clandestinamente e con mezzi di fortuna dalle band menzionate nell’articolo.

La Amiga

Movimento punk a parte, esisteva anche un panorama musicale ufficiale e mainstream. Ne facevano parte quegli artisti scampati alla temibile censura e che riuscivano a tenere concerti autorizzati e a pubblicare dischi sotto l’unica casa discografica di Stato. Erano naturalmente severamente proibiti ispirazioni e richiami alle mode del mondo occidentale. Mi sono dunque avventurato nella corposa produzione discografica dell’etichetta AMIGA.

Censure e compromessi

Tuttavia, gli opprimenti intenti censori non poterono impedire la diffusione di influenze e contaminazioni proveniente dal nemico oltrecortina. Specie a Berlino, dove il Muro poteva imprigionare le persone, ma non le onde sonore. I governanti della DDR dovettero in qualche modo ammorbidirsi, mostrandosi gradualmente più accomodanti di fronte alle richieste di una popolazione giovanile che manifestava una crescente insofferenza.
Il rischio era quello di sollecitare l’attenzione e lo spirito critico che l’opinione pubblica mondiale nutriva nei confronti dei regimi totalitari appartenenti al blocco sovietico.

Sprazzi d’occidente

Così si spiegarono i nomi anglofoni di alcune band e la possibilità di cantare in inglese. Addirittura, negli anni ’80, venne pubblicato un album di hip hop. Inoltre, la AMIGA pubblicava i dischi (previo setaccio della censura) di alcuni artisti di fama mondiale, come Michael Jackson, Whitney Houston e Madonna. Quest’ultima, nonostante il nome d’arte e i temi volutamente provocatori – sessuali, anticlericali – trattati nelle sue canzoni, non conobbe alcun ostracismo. Del resto, il regime promuoveva con forza l’ateismo.

Un concerto storico

Quando, nel 1987, David Bowie si esibì dal vivo a Berlino Ovest, davanti al Reichstag (l’attuale parlamento tedesco) una vera e propria folla di ragazzi dell’est si accalcò all’ombra della Porta di Brandeburgo per ascoltare il concerto. Al live parteciparono anche i Genesis e gli Eurythmics.
Il Duca Bianco fece orientare alcuni tra le grandi casse acustiche dell’impianto verso il settore orientale e, appena salito sul palco, rivolse un saluto in tedesco ai berlinesi dall’altra parte del Muro. Si verificarono episodi violenti e contenitivi da parte delle forze dell’ordine di Berlino Est, ma non poterono reprimere con efficacia una vera e propria fiumana di persone. L’artista inglese rientrava tra quelli più sgraditi al regime e per questo i suoi dischi erano proibiti, ma i giovani Ossi sapevano benissimo chi fosse e naturalmente lo adoravano e si procuravano i suoi vinili al mercato nero.


Un servizio d’epoca della (credo) TV della Germania Occidentale.

The Boss live a Berlino Est

Nel 1988, il partito della Freie Deutsche Jugend (FDJ) (letteralmente: la “Libera Gioventù Tedesca della DDR”) riuscì, non senza qualche escamotage, a organizzare nientemeno che un concerto di Bruce Springsteen presso il velodromo di Weißensee, nella parte nord-orientale della città.

FDJ
Il logo della “Freie Deutsche Jugend

Un discorso memorabile e coraggioso

Il concerto venne trasmesso dalla televisione di Stato e seguito in tutto il paese.
La FDJ dettò al rocker americano la condizione di non citare mai il Muro, ma il suo discorso pronunciato (in tedesco!) all’inizio dell’esecuzione della sua cover di “Chimes of freedom” di Bob Dylan ne rappresentò forse la prima picconata.
Poco dopo un anno sarebbe finalmente crollato.

« Non sono qui per cantare a favore di o contro alcun governo, ma soltanto per suonare rock’n’roll, con la speranza che un giorno tutte le barriere possano essere abbattute. »



La playlist dedicata alla musica pop e rock nella DDR raccoglie una manciata di artisti abbastanza noti a cavallo degli ultimi quindici, vent’anni di vita dello stato socialdemocratico. Dai Silly di Tamara Danz ai Pudhys, rock band snobbata dai ragazzi di Sonnenallee, più interessati a Bowie e ai Rolling Stones.
È curioso rilevare quanto siano evidenti le influenze e le contaminazioni. Dal prog rock e persino la discomusic degli anni ’70, fino ai synth e le sonorità new wave del decennio successivo.

La playlist

Silly

La playlist qui sotto raccoglie una manciata di canzoni di artisti abbastanza noti nella DDR, a cavallo degli ultimi quindici-vent’anni di vita dello stato socialdemocratico. Dai Silly di Tamara Danz ai Pudhys, la rock band snobbata dai ragazzi di Sonnenallee, più interessati ai Rolling Stones. È interessante denotare le palesi influenze e contaminazioni. Dal prog rock e persino la discomusic degli anni ’70, fino ai synth e le sonorità new wave del decennio successivo.

One thought on “SUONI DA EST

  1. Bravo lo compravo anch’io. La frustrazione che provavo quando tra un articolo di musica e l’altro trovavo pagine che sembravano fare educazione sessuale per adolescenti, con tanto di foto di nudo e spiegazioni pratiche sul sesso (o almeno sembrava, dato che non capivo un’acca di tedesco). Come italiano, mi sentivo terribilmente indietro.

    Comunque i Silly si sono divertiti parecchio, eh?

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