NOSTALGIE E LA DEUTSCHE VITA

NOSTALGIE E LA DEUTSCHE VITA

La Deutsche Vita” – documentario di Alessandro Cassigoli e Tania Masi

Sorpreso da una recensione piuttosto severa su un documentario uscito circa 10 anni fa, ho voluto riguardarlo. La Deutsche Vita, a suo tempo, mi aveva colpito positivamente per l’approccio poetico e realistico al tema della nostalgia. Trovandolo disponibile su una Prime, l’ho riguardato con piacere.

Italiani in fuga

La Deutsche Vita è basato sull’esperienza di un campione di italiani residenti da diverso tempo a Berlino, esattamente come i due ideatori e direttori del film. La voce narrante della pellicola, racconta la difficoltà del suo sesto inverno consecutivo nella capitale tedesca e il conseguente, sempre più insostenibile, peso della distanza da casa. La nostalgia per l’Italia è il filo conduttore tra tutti gli intervistati, anche quelli più integrati e soddisfatti della loro vita a Berlino. Alcuni di loro vivono nella capitale tedesca da prima della caduta del Muro, si sono sposati e hanno messo su famiglia. Eppure, la malinconia e il rimpianto per il Belpaese persistono con forza, nonostante sia stata proprio l’amata patria a far sviluppare in loro l’esigenza di costruirsi un futuro più concreto e solido altrove.

Occasione mancata o fedele rappresentazione?

L’articolo liquida il video-reportage bollandolo come una “occasione mancata” e punta il dito contro una trascuratezza a loro dire imputabile a una questione di budget. Io, invece, ho colto una cifra stilistica, per quanto limitata, azzeccata e quantomeno distante da una certa immagine stereotipata di Berlino. All’epoca dell’uscita del documentario (2013-2014) avevo apprezzato il suo aver catturato le atmosfere autentiche e il mood della città di quel periodo. Rivisto oggi, mi ha assalito un po’ di rimpianto per una realtà ormai cambiata. Purtroppo, oggi Berlino è allineata alle logiche economiche e speculative delle altre grandi capitali europee. Una riprova di ciò è ravvisabile nella scena del sopralluogo con l’agente immobiliare intervistata e un potenziale acquirente.

Stereotipi

La recensione muove aspre critiche anche su una presunta banalizzazione rappresentativa di italiani e tedeschi, ovvero il ricorso a luoghi comuni un po’ triti e stantii. A mio avviso, il documentario tratteggia l’interessante relazione tra due culture e due popoli estremamente diversi ma affratellati, anche per ragioni tristemente storiche. Il legame tra Germania e Italia si fonda proprio sulle marcate differenze culturali e in fondo è ravvisabile una certa benevolenza nei divertiti e reciproci sfottò. La Deutsche Vita si apre sulle immagini dei mondiali del 2006, vinti dalla nazionale azzurra proprio a Berlino.
«Stereotipo, s.m.: opinione precostituita e generalizzata, non assunta mediante l’esperienza diretta, e che non tiene conto della valutazione dei singoli casi». La pellicola seconda me non indugia su aspetti retorici e temi banali; la sua impalcatura è il delicato e crudo quotidiano degli intervistati.

Clima e DNA

Va anche detto che i cliché non nascono dal nulla; tuttavia è sbagliato farne ricorso e uso in maniera cieca allo scopo di svalutare o denigrare, come purtroppo spesso accade. Un conto è affermare che gli italiani parlino a voce troppo alta e gesticolino e che i tedeschi tendano a essere freddi e chiusi. Altra questione è sostenere che gli uni sembrino bestie fuggite dallo zoo e gli altri siano rigidi e un po’ stupidi. È indubbio che gli italiani siano più socievoli e comunicativi dei tedeschi, ma le ragioni sono, a mio avviso, più geografiche e climatiche che non di imprinting o di DNA.
Chi vive nell’area mediterranea stenta a comprendere chi è abituato a godere del bel tempo solo per una piccola parte dell’anno. Il tedesco seduto al tavolo di un bar o sdraiato seminudo su un prato a luglio, non è distaccato e poco socievole perché è asociale. Credo piuttosto che sia talmente immerso nella fugacità dell’evento – evento che in Italia è consuetudine per 5-6 mesi su 12 – da non calcolare attività che lo possano distrarre dal viverlo nel modo più totalizzante. Già ad agosto, leggo i post dei miei amici berlinesi sui social: condividono fotografie di cieli grigi e riportano con rassegnata tristezza bollettini meteo da autunno avanzato.

Fantasia contro pragmatismo

«Ci sono un italiano e un tedesco. L’italiano dice che gesticola per tenere lontane le mosche. Il tedesco gli risponde che è un ottimo metodo per procurarsi punture di vespe.»
La Deutsche Vita è un’opera sincera che ricorre al registro della leggerezza, anche quando ironizza sui citati stereotipi, su vizi e virtù di due culture opposte eppure complementari. Una frase del film ne coglie e riassume perfettamente lo spirito:
«I tedeschi non rispettano gli italiani, ma li amano. Gli italiani rispettano i tedeschi, ma non li amano.»

Spaghettifresser

Ovvero «mangiaspaghetti», un nomignolo che (non tutti) i tedeschi utilizzano per definire gli italiani e che non ha un’accezione positiva. Infatti, in tedesco il verbo «mangiare» è traducibile in essen per gli esseri umani e in fressen per gli animali. La locandina cita e omaggia l’Italia attraverso la riproposizione di una storica e celebre immagine cinematografica. Il nostro cinema ha alimentato con insistenza certi stereotipi, che ancora oggi continuano a definire l’immaginario dell’italiano medio in tutto il mondo.

La fine di un’epoca

La Deutsche Vita oggi va guardato con occhi diversi e da un’altra prospettiva, rispetto al periodo delle riprese e della sua uscita. Berlino non è più la capitale povera e sexy degli anni ’90 da un po’ di anni.
L’esempio dell’aspirante attore che lavora stagionalmente in Italia e vive il resto dell’anno nella capitale tedesca, allora una realtà frequente, oggi è abbastanza impensabile. La gentrificazione della metropoli ha fatto schizzare i prezzi degli immobili – sia per gli affitti che per la compravendita – a vette proibitive.

Berlino oggi

Il magazine ExBerliner ha pubblicato un grafico che illustra l’incremento del costo della vita a Berlino negli ultimi vent’anni. Purtroppo, la Berlino irresistibile polo d’attrazione del dopo Muro, quella di Lola Rennt e Good bye, Lenin! è ormai un ricordo lontano.
La Deutsche Vita ha il pregio avere catturato gli ultimi scampoli e i nostalgici frammenti di un’epoca irripetibile, difficile da non rimpiangere.

Nostalgie e "La Deutsche Vita"

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