NESSUNO VUOLE ESSERE IL CATTIVO

NESSUNO VUOLE ESSERE IL CATTIVO

Stasiland di Anna Funder

Perché “nessuno vuole essere il cattivo”? Questo libro lo svela attraverso una efficace ricostruzione di vite strappate a un passato difficile e controverso.

Quello che mi sorprende del vivere qui è che per quanta roba tu porti via, questo palazzo di linoleum continua a contenere tutto il necessario per la vita, rifiutando al tempo stesso di accogliere una sola cosa che sappia, accidentalmente o di proposito, di bellezza o di gioia. In questo, penso, ha molto della Germania Est.

Anna Funder “C’era una volta la Ddr” (tit. or.: “Stasiland”, 2002) Feltrinelli
"Quello che mi sorprende del vivere qui è che... Anna Funder - C'era una volta la Ddr - tit. or. Stasiland - Nessuno vuole essere "il cattivo"
Da Melbourne a Berlino

Anna Funder è una giornalista e scrittrice australiana che ha vissuto a lungo prima a Berlino Ovest, poi nella capitale riunificata: nel 2002 il suo saggio sulla Ddr (Deutsche Demokratische Republik), basato su alcune testimonianze raccolte attraverso inserzioni su una testata tedesca, venne pubblicato in Australia e, l’anno successivo, in Germania, dove fu destinatario di non poche critiche.
Nella post-fazione dell’ultima riedizione, datata 2019, l’autrice tenta di analizzarne le cause, dal momento che l’opera, tradotta in più lingue, nel resto del mondo ha ottenuto ottimi riscontri, aggiudicandosi persino il prestigioso Baillie Gifford Prize nel 2004.

Un libro oggetto di critiche

Qualcuno dubitò dell’attendibilità della documentazione accumulata. L’edizione tedesca venne epurata di alcune parti, perché ritenute potenzialmente offensive per gli ex dipendenti e informatori della Stasi. Tale taglio venne attuato su indicazione della GBM, la Società per la Tutela dei Diritti Umani e della Dignità Umana.
L’unificazione tra Germania Est e Repubblica Federale Tedesca era un tema caldo, oggetto di dibattiti. Quella che in realtà fu un’annessione aveva portato al collasso economico e a una profonda crisi sociale e identitaria.
Nessuno, appunto, voleva essere “il cattivo”, quello additato come colui che non si era opposto o aveva sostenuto, per paura e/o costrizione, un regime oppressivo. Il saggio della Funder, la cui narrazione lo rende più simile a un vero e proprio romanzo, è incentrato su interviste a ex funzionari o informatori della Stasi. Naturalmente è anche ricco di testimonianze circa i drammi personali e familiari di chi ha subito l’oppressione del regime.
Tuttavia, l’argomento in quegli anni era ancora considerato scomodo, un tabù. Al punto da generare attenzione per la tutela dei collaborazionisti a discapito di vittime, nel libro definiti “eroi”. Persone comprensibilmente omertose da un lato, esempi di coraggio disperato e incosciente dall’altro.
Nella Ddr, esprimere dissenso contro il governo nella DDR significava pregiudicare un percorso di studi e strozzare eventuali ambizioni di carriera. Tentare la fuga poteva seriamente portare alla propria uccisione.

La presunta, scarsa verosimiglianza delle interviste

Ritengo che le testimonianze raccolte siano in linea e aderenti con quanto già ampiamente narrato in altre opere letterarie o cinematografiche, anche prima della caduta del Muro.
C’è da domandarsi quanto e se il fatto che l’autrice non fosse tedesca possa, a suo tempo, aver viziato il giudizio generale.

Tra le tante letture di questi anni on topic, quella di questo saggio è stata la più vorace e appassionata, grazie alla pregevole scrittura della scrittrice australiana. Una scrittura che restituisce delle immagini vive ed emozionante. Una fotografia perfettamente a fuoco e ricca di dettagli, nonché intrisa di poetica malinconia. Al punto di materializzarne i cromatismi e persino gli odori.

La Berlino di Wim Wenders

L’incipit del saggio è un’istantanea che può riportare a certe atmosfere e situazioni di Così lontano così vicino.
L’affresco in prima pagina mi ha ricordato l’angelo Cassiel che, in seguito all’agognata esperienza di vita terrena, erra per la città in preda ai fumi dell’alcol.
“C’era una volta la Ddr” è per chiunque desideri approfondire le tristi pagine di un capitolo troppo lungo di Storia del secolo e millennio scorsi.

Quell'imponderabile senso di Ostalgie
COSA SI INTENDE PER OSTALGIE

3 thoughts on “NESSUNO VUOLE ESSERE IL CATTIVO

  1. Anna Funder è mia coetanea: quello che mi aveva colpito particolarmente di quel testo è lo sguardo di chi ha percorso lo sconvolgimento visto con occhi che avrebbero potuto essere i miei.
    Anche io mi aspettavo un saggio, e invece ho trovato un lungo racconto in cui lo spazio alle emozioni personali è stato giustamente dato. Per questo è stata da alcuni criticata, io lo trovo invece un punto di forza.
    Sono passati quasi vent’anni da quando l’ho letto, e credo dovrei provare a rileggerlo per vedere quanto ancora possa essere attuale.

    1. Credo che sia stata criticata per la spinta empatia e la posizione che traspaiono dalla sua penna. Io ogni tanto apro questo libro su una pagina a caso e mi immergo nel mondo e nelle vite raccontate così magistralmente. Una lettura ogni volta emozionante e sorprendente.

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