LE OMBRE DI UNA CROCE

LE OMBRE DI UNA CROCE

Le ombre di una croce

Aprendo uno scatolone del mio ultimo trasloco, ho ritrovato alcuni vecchi libri. Facevano parte di una collana di monografie musicali, dedicate ad artisti che avevano segnato la scena musicale negli anni ’70 e ’80.
Ho scelto di leggere velocemente quello su Siouxsie & the Banshees, band da me mai troppo approfondita a suo tempo. Sapevo che a metà anni ’80 avevano inciso un album presso gli Hansa Tonstudio, ma non che il loro rapporto con Berlino e la Germania risalisse ad alcuni anni prima.
La band, formatasi a Londra nel 1976 agli albori del movimento punk, firmò il suo primo contratto discografico con la la Polydor, casa discografica fondata a Lipsia nientemeno che nel 1913. In seguito ai primi riscontri ottenuti Oltremanica, l’etichetta – che aveva una filiale a Londra – decise di lanciare il gruppo in grande stile anche nel proprio paese di fondazione. Non mancarono i problemi, per via di pesanti ombre su certe loro presunte simpatie neonaziste. Circolavano, infatti, delle foto estremamente controverse: alcuni scatti fatti durante i loro concerti ed altri effettuati per uno shooting. Le immagini ritraevano la carismatica leader, Siouxsie Sioux – vero nome Susan Janet Ballion – esibire con una certa disinvoltura la tipica fascia rossa con la croce uncinata delle SS.

Le ombre di una croce 
Siouxsie Sioux 
svastica

Gli inizi

Gli esordi della band non furono facilissimi. Era prassi di molti gruppi musicali nati in piena esplosione punk, affidarsi all’improvvisazione e allo spirito anarchico della casualità. L’esempio più noto fu quello dei Sex Pistols, con un elemento centrale – Sid Vicious che, la leggenda racconta, non aveva mai suonato il basso e ne avrebbe appresi i rudimenti in una sola notte.
Tra frequenti cambi di formazione (tra cui lo stesso Sid Vicious e Robert Smith dei futuri Cure) Siouxsie and the Banshees si fecero le ossa, esibendosi nei locali e agli eventi della capitale, riuscendo a costruirsi una buona reputazione. Il gusto e la ricerca della provocazione li accomunava certamente ad altre band coeve, ma il loro approccio musicale usciva dai canoni un po’ grezzi e dalla linearità del genere in voga. Individuarono una cifra stilistica e un marchio di fabbrica talmente unici e personali che li elevarono all’invidiabile status di band di culto.
Il loro successo non solo sarebbe sopravvissuto allo sgonfiamento del fenomeno “punk”, ma si sarebbe consolidato per tutti gli anni ’80 e inizio ’90.

Le ombre di una croce

L’incontro con Nina

A Londra, Siouxsie conobbe e frequentò anche Nina Hagen. L’artista berlinese, poco dopo l’abbandono della DDR si era trasferita per qualche tempo nella capitale inglese, e lì gettò le basi per la seconda parte di una nuova e brillante carriera, che l’avrebbe vista affermarsi prima nella Repubblica Federale Tedesca, poi nel resto del mondo.

Hong Kong Garden e The Scream

Dopo un primo singolo, Hong Kong Garden, dall’ottima accoglienza – 7° posto in classifica e conseguente apparizione a Top of the Pops – nel 1978 uscì il primo attesissimo album: The Scream.
I critici musicali salutarono il lavoro con un’ovazione, e anche il pubblico confermò il proprio apprezzamento spingendolo fino alla 12.ma posizione delle chart britanniche.
Visti i risultati superiori alle attese, la Polydor, organizzò un breve tour in Nord Europa, Germania e Berlino incluse.

L’obbiettivo Germania e gli ostacoli

Le ombre del passato e di quelle fotografie di Siouxsie con la terribile croce non tardarono ad allungarsi sui piani della band e dell’etichetta tedesca. In Germania, contrariamente a Londra, non era minimamente pensabile di ricorrere a quel simbolo, nemmeno come provocazione.
Testimonianze dell’epoca riportano che, nel 1976, la band si era presentata a un festival organizzato presso uno storico club di Londra da Malcom McLaren, completamente priva di strumentazione. Grazie al manager dei Clash, anch’essi presenti, gli fu concesso in prestito l’armamentario di Joe Strummer e soci.
L’offerta fu ritirata all’istante dall’impresario, non appena notò sul braccio sinistro della cantante la orrida fascia rossa con svastica.

Le terribili accuse

La band, ancora in forma ancora embrionale, riuscì in qualche modo a esibirsi e ad attirare l’attenzione su di sé. La carismatica leader ebbe a puntualizzare più volte che il ricorso a simbologie così problematiche e discutibili, era semplicemente una provocazione “artistica”, frutto di una sacrosanta libertà artistica. Nonostante le precisazioni, un certo tipo di stampa conservatrice colse la palla al balzo per affibbiar loro l’infamante e minacciosa etichetta di band anarchica, filonazista (com’era accaduto qualche anno prima a David Bowie) e perlopiù sacrilega. Quest’ultima accusa scaturì dalla loro prima, sopracitata, esibizione. In tale occasione, Siouxsie e soci si erano lanciati in un’improvvisazione scatenata, lunga oltre 20 minuti, di “The Lord’s Prayer “.

Un verso incriminato

Insomma, le foto e la voce infamanti erano arrivate anche in Germania. Il lato B del loro primo singolo di lancio in terra tedesca, fu una versione in lingua tedesca di Metal Postcard (Mittageisen – “ferro di mezzogiorno”, un gioco di parole con “pranzo di mezzogiorno”, in tedesco Mittagessen). Un ulteriore spinoso problema si presentò con un verso del brano di punta del singolo, “Love in a Void“.
Parte di una delle strofe recitava letteralmente “troppi ebrei per in miei gusti“. Ovviamente, tale frase era improponibile in Germania, specie dopo le voci controverse che già circolavano sul loro conto. La canzone venne incisa di nuovo e il verso incriminato fu rimpiazzato con “too many Jews bigots for my liking “.
L’operazione in qualche modo riuscì, e dopo il buon riscontro dei due gig organizzati nell’inverno del 1979 ad Amburgo e a Berlino Ovest, la band tornò più volte in Germania, esibendosi anche per la TV tedesca.

Le ombre di una croce

Nel 1984 incisero l’EP The Thorn a Monaco di Baviera, e 2 anni dopo il già citato Tinderbox presso i leggendari Hansa. La band era ormai consacrata come una delle punte di diamante della darkwave e del gothic rock.
Le tutt’altro che lusinghiere accuse di simpatie filonaziste e antisemitismo erano ormai un ricordo lontano.

LIVE + INTERVIEW IN BERLIN, 1980
Israel

Nel 1980 Siouxsie & the Banshees pubblicarono il singolo “Israel“, un brano di grande intensità, con un testo crudo ed evocativo. Nel video musicale, la front woman indossa una t-shirt con stampata una grande stella di David. Fu forse il tentativo di lanciare un chiaro segnale circa quali fossero le loro idee, e spazzare via definitivamente le disonorevoli ombre e accuse di antisemitismo.

2 thoughts on “LE OMBRE DI UNA CROCE

  1. Bel pezzo.
    Mi ha anche fatto venire in mente che ormai da qualche anno il livello generale di ignoranza e imbecillità è cresciuto a tal punto da rendere necessario un adeguamento delle leggi un po’ ovunque, e ciò che una volta poteva essere una provocazione in senso artistico ormai è impraticabile: gli idioti prendono qualunque cosa alla lettera, senza farsi domande (perché è più semplice, ovvio), e lo considerano un incentivo al delirio.
    Se solo poco tempo fa fossi andato in giro a gridare “Heil Hitler!” mi avrebbero per lo più riso in faccia, se lo facessi adesso qualcuno stigmatizzerebbe, qualcun altro mi denuncerebbe e qualcun altro ancora mi risponderebbe, stendendo il braccio: “Heil Hitler!”

    1. Basti pensare che uno come Achille Lauro, 30 o 40 anni fa, non avrebbe avuto senso di esistere, o perlomeno non avrebbe fatto molta strada. Oggi ho letto un articolo sulle canzoni del prossimo Sanremo e si parla di possibili polemiche per un verso che scomoda le suore in un brano che canta di sesso. Poveri noi!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *