LA RESISTENZA IN GERMANIA

LA RESISTENZA IN GERMANIA

Tabù e preconcetti

Come ogni anno, in Italia, la ricorrenza del 25 Aprile dà adito alla solita sequela di dibattiti pseudo- politici.
Tra una polemica e l’altra, mi è capitato sotto agli occhi questo articolo. Recentemente ho letto di una tennista bielorussa che lamentava l’atteggiamento ostile di altre atlete a causa della sua nazionalità. Un altro tennista, nel corso della cerimonia di premiazione di un noto torneo da egli vinto, ringraziava gli spettatori per il calore e il tifo dimostrati nonostante fosse russo. Il conflitto tra Russia e Ucraina è storia attuale, ma è vero che, a distanza di quasi 80 anni, persiste un processo di stigmatizzazione nei riguardi del popolo tedesco. L’articolo sopra menzionato getta luce su eventi storici purtroppo obnubilati dal diffuso pregiudizio che incombe sulle spalle di un popolo ritenuto colpevole, nella migliore delle ipotesi, di silenzio e omertà. In Italia c’è chi fatica a pronunciare il termine “antifascismo”, e si tende a non considerare l’idea di moti di resistenza in Germania.

Roma, 10 Giugno 1940

Un paio d’anni dopo la pubblicazione del “Manifesto della razza“, Mussolini annunciò dall’abituale balcone l’entrata in guerra al fianco della Germania di Hitler. Una guerra invocata a gran voce da una consistente fetta di italiani, dopati dalle smanie di grandezza del leader della nazione e del Partito Nazionale Fascista.
«Roma era felice, quel 10 giugno del 1940, com’erano felici Milano, Torino, Cosenza, Bari, Palermo, Bologna, Firenze. La guerra sarebbe durata poche settimane e la vittoria era sicura. Parigi stava per cadere. Presto sarebbe caduta anche Londra. … » (Da Pane Nero di Miriam Mafai, Le Scie-Mondadori 1987).
Com’è noto, la storia sviluppò ben altri esiti.

Al costo della propria vita

L’articolo de Il Mitte rammenta alcune delle figure centrali della Resistenza in Germania e menziona un paio di musei. Si tratta del Blindenwerkstatt, che sorge all’interno di un’ex fabbrica di spazzole, e il Gedenkstätte Deutscher Widerstand. Quest’ultimo raccoglie testimonianze d’epoca che smentiscono la diceria diffusa che nella Germania di Hitler non vi siano stati coraggiosi e tenaci oppositori. Oppositori che, quando smascherati, furono processati e condannati a morte.

Lettere da Berlino
Lettere da Berlino - La Resistenza in Germania

I coniugi Elise e Otto Hampel hanno ispirato il romanzo di Hans FalladaJeder stirbt für sich allein” (Ognuno muore solo), pubblicato nel 1947. Lo scrittore lo redigé in appena quattro settimane e a un paio di mesi dal suo decesso. È considerato il primo libro sul nazionalsocialismo a opera di un autore tedesco.
Nel 2016 è stato realizzato un film con Emma Thompson, Brendan Gleeson e Daniel Brühl, la star del celebre Goodbye, Lenin!.
Come nel racconto di Fallada, i nomi dei due protagonisti e alcuni fatti sono stati modificati.
Si tratta di una pellicola un po’ manieristica e didascalica, ma efficace e godibile, anche perché ben sorretta dalle convincenti performance dei tre protagonisti.

La battaglia di Elise e Otto fu temeraria e non violenta. Elise era stata persino un’attivista di spicco della Nationalsozialistische Frauenschaft, l’organizzazione delle donne naziste, ma dopo aver perso il giovane fratello sul fronte francese divenne una accesa oppositrice del regime.Tra il 1940 e il 1942 i due coniugi scrissero di loro pugno oltre duecento, tra cartoline e volantini, messaggi contro il Führer e la propaganda nazista. Lasciarono i loro manoscritti in luoghi pubblici, come uffici e tram, con tutti i rischi che comportava. Fu il loro tentativo di svegliare le coscienze anestetizzate o spaventate dei propri connazionali. Le autorità ricevettero dai cittadini la maggior parte dei messaggi trovati, verosimilmente per il timore di possibili ripercussioni a causa della mancata denuncia.

Die Weiße Rose

Un’ulteriore vicenda che testimonia l’appassionata resistenza che ebbe luogo anche in Germania, è quella che vide come protagonisti i ventenni Alexander Schmorell, Hans Scholl e sua sorella Sophie.
I tre amici vivevano a Monaco e fondarono il movimento studentesco della Rosa Bianca.

foto a destra: Amrei-Marie, CC BY-SA 4.0 , via Wikimedia Commons

La Resistenza in Germania

Di forte matrice religiosa e cristiana, il gruppo stampò e diffuse migliaia di volantini che invitavano la popolazione alla ribellione pacifica contro il nazismo.
Una delle frasi impresse su uno dei sei volantini redatti si rivelò particolarmente profetica:
«Fate resistenza passiva, resistenza ovunque vi troviate; impedite che questa atea macchina da guerra continui a funzionare, prima che le città diventino un cumulo di macerie...».
Le imprese eroiche dei ragazzi della Rosa Bianca e il loro tragico epilogo, sono diventate soggetto di due pellicole.
La prima, datata 1982, divenne il maggiore successo dell’anno in Germania, mentre quella più recente guadagnò la candidatura all’Oscar come miglior film straniero nel 2006.

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