LA BERLINO DI METÀ NOVECENTO

LA BERLINO DI METÀ NOVECENTO

Döblin & Isherwood

Negli ultimi mesi mi sono dedicato alla lettura di due classici del Novecento ambientati a Berlino: Berlin Alexanderplatz di Alfred Döblin e Addio a Berlino di Christopher Isherwood. Entrambi i romanzi sono ambientati nella Berlino della prima metà del Novecento e sono stati ripresi da due maestri del cinema: Rainer Werner Fassbinder e Bob Fosse.

Berlin Alexanderplatz di Alfred Döblin (1929)
La Berlino di metà Novecento

Berlin Alexanderplatz è il racconto di una vera odissea. Non a caso, al momento della pubblicazione, i critici letterari rilevarono delle similarità con l’Ulisse di Joyce. B.A. è incentrato sulle vicissitudini tragicomiche di un uomo appena uscito dal carcere e che desidera reinserirsi nel tessuto sociale sbrindellato di una Berlino caotica e dolente. Siamo sul finire degli anni ’20 e i tentativi della Repubblica di Weimar di portare democrazia e prosperità in Germania si stavano rivelando sempre più fallimentari. La nazione versava in una profonda crisi economica, e il malcontento della popolazione era ormai incontenibile. La grande Berlino – ampliata nel 1920 tramite l’inglobamento di diversi comuni e villaggi limitrofi – era una metropoli allo sbando, in balia di miseria, disoccupazione, criminalità e traffici illeciti.

L’alba del nazionalsocialismo

Un terreno fertile per la nascita del nazionalsocialismo e le sue promesse di orgoglioso riscatto per una Germania su cui continuavano a gravare i danni e l’umiliazione impartiti dalla sconfitta della I Guerra Mondiale. In questo scenario, Franz Biberkopf, il protagonista del romanzo di Döblin, auspica e tenta il proprio reingresso nella vita civile animato dai migliori propositi, ma purtroppo cadrà vittima di incontri e circostanze sfavorevoli. Circostanze che faranno emergere anche le sue contraddizioni e debolezze di uomo.
Il suo percorso verso la salvezza si rivelerà doloroso e travagliato oltre ogni limite di immaginazione.

Caposaldo della corrente modernista tedesca

Berlin Alexanderplatz è un romanzo cupo e claustrofobico, dalla prosa fortemente espressiva, a tratti visionaria. La sceneggiatura della serie televisiva realizzata da Fassbinder nel 1980 per l’emittente televisiva WDR è fedele al racconto e ne restituisce perfettamente le atmosfere crude e i toni surreali. Per quanto mi riguarda, l’accompagnamento della lettura con la visione della serie ha decisamente agevolato la comprensione del racconto. Infatti, la scrittura frammentaria e i frequenti flashback del protagonista scombinano la cronologia degli eventi.
Oltre ad aver rappresentato il maggior successo editoriale di Döblin, B.A. è considerato uno dei capolavori della letteratura tedesca del secolo scorso.

Addio A Berlino di Christopher Isherwood (1939)

Decisamente meno esistenziale e più scanzonato è invece Addio a Berlino, diario del lungo soggiorno berlinese del noto scrittore britannico. Isherwood si era trasferito a Berlino nel 1929, attratto dalla sua fama di metropoli aperta e trasgressiva, con i primi locali frequentati da omosessuali. Qui trascorse gli ultimi anni sotto la Repubblica di Weimar, assistendo con apprensione all’escalation del partito nazionalsocialista. Abbandonò la capitale tedesca non appena Hitler s’insediò al potere. Sono svariati i punti in comune con la Berlino tratteggiata da Döblin nel suo romanzo. Povertà, indigenza e il malumore di una cittadinanza ormai giunta allo stremo della sopportazione. I dialoghi lasciano intendere quanto già, parte della popolazione, fosse sedotta dalla propaganda antisemita del futuro Führer. Lo scrittore inglese è l’io narrante dei vari spaccati del romanzo, ora ospite di pensionati condivisi con personaggi stravaganti, ora di famiglie operaie in abitazioni malsane e fatiscenti.

La Berlino di metà Novecento
UNO STILE NARRATIVO CONTEMPORANEO

Addio a Berlino mi ha sorpreso per l’audace modernità del linguaggio: non mi è sembrato un libro scritto nella prima metà del Novecento. Dal romanzo sono stati stato tratte una pièce teatrale intitolata “I am a camera” e diverse versioni per il cinema. Tra questi spicca il celeberrimo musical “Cabaret” con Liza Minelli nella parte di Sally Bowles, uno dei personaggi centrali e più ricorrenti nel libro. Grazie a questo ruolo, la figlia di Judy Garland e Vincente Minelli entrò di prepotenza nell’immaginario collettivo e si aggiudicò l’oscar come migliore attrice protagonista nel 1973. A Bob Fosse venne assegnato il premio come miglior regista; la pellicola totalizzò un totale di 8 statuette su 10 nomination.

Berlin Alexanderplatz e Addio a Berlino sono sicuramente due opere letterarie fondamentali per conoscere la realtà della capitale tedesca nella prima metà del Novecento. Per comprendere le ragioni storiche della sua metamorfosi da culla delle avanguardie a fabbrica degli orrori. Orrori di cui ancora oggi porta e mostra i segni.

La Berlino di metà Novecento


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