L’ALBA A BERLIN HAUPTBAHNHOF

Wilkommen
L’avevo immaginata diversa l’entrata del treno su cui viaggiavo. Certamente più cinematografica e consona a un momento suggestivo come l’alba . Un ingresso trionfale sotto l’ampia volta a vetri del livello superiore della stazione ferroviaria di Hauptbahnhof. Lo smartphone e la fotocamera erano pronti a immortalare quel momento. Invece, a una certa, il treno ha imboccato un tunnel buio, negandomi l’impatto urbano-paesaggistico della città lambita dal primo sole. In quel momento ho realizzato che i binari del piano più alto dell’immensa stazione è riservato principalmente al trasporto locale (S-Bahn e regionali). Gli intercity e i treni ad alta velocità arrivano e partono da quelli interrati. L’altoparlante della stazione annunciava che ero a Berlin Hauptbahnhof; era troppa l’eccitazione per il felice esito di quel lungo e travagliato viaggio. Archiviata rapidamente la “delusione”, sono sceso dal treno e con la scala mobile mi sono avviato verso l’uscita su Washingtonplatz. Era una tiepida e sfavillante mattina d’estate e la luce accendeva i riflessi del fiume Spree; anche la Fernsehturm e la cupola del Reichstag ammiccavano sbrilluccicanti sullo sfondo.
Dieci anni prima
Non erano ancora le 7:00. Le uniche attività commerciali aperte erano i bar, già alle prese con i primi avventori.
Il profumo del caffè e dei croissant ancora caldi era decisamente invitante, quindi mi sono messo in coda per il mio coffee to go e brioche. Li ho assaporati all’esterno, godendo delle ultime luci dell’alba seduto sui gradini a lato dell’ingresso, con il supertecnologico cubo di vetro di fronte. Ripensando alla prima volta che ero capitato lì, per caso, circa dieci anni prima. Viaggiavo su un treno della S-Bahn, come spesso faccio, random e senza meta. L’impatto visivo con quel gigante di vetro e acciaio dal nome Berlin Hauptbahnhof, fu folgorante e mi accodai alla fiumana di persone per scendere. Non sapevo ancora che quella fosse la stazione principale di Berlino. Era febbraio, pioveva e faceva freddo; la piazza, solo un enorme e fangoso cantiere.
Mentre Washingtonplatz si popolava a vista d’occhio, osservavo in controluce le sagome dei jogger e dei biker che scendevano lungo la rampa di accesso al lungofiume. Armato di fotocamera sono sceso anch’io per alcuni scatti al Moltkebrücke, un ponte di fine 1800 in pietra rossa, impreziosito da fregi e sculture.
La temperatura era ancora piacevole ma, considerato l’orario, c’era da aspettarsi presto l’arrivo del picco anomalo di cui avevano accennato i servizi meteo.


Un centro commerciale outdoor
Giunto un orario umano per raggiungere casa dei miei amici, presumibilmente svegli, sono salito sul treno per Alexanderplatz e, come sempre, l’impatto con la piazza più popolare di Mitte è stato emozionante.
Come scritto più volte, non è una piazza per niente pittoresca, bensì una sterminata colata di cemento zeppa di edifici moderni. Fu il frutto dei complessi di inferiorità dell’ex Repubblica Democratica Tedesca, in costante competizione con la Germania Ovest. Tuttavia, è diventata il principale punto di riferimento e d’incontro per numerosissimi berlinesi. Dopo la riunificazione della città, è stata invasa dalle attività e dalle insegne di catene e brand simbolo della globalizzazione, del consumismo più sfrenato. Insomma, tutto ciò contro cui il regime della DDR lottava. Nemmeno il ricco Kurfürstendamm a ovest gode della stessa luce. E pensare che in origine, “Alex” (il diminutivo con cui la chiamano i berlinesi), era il crocevia dei lavoratori dell’est, per via del passaggio delle principali linee principale di tram, treni e metropolitane.
L’ho ritrovata invasa dalle transenne dei cantieri, e sono stato costretto a una vera e propria gimcana per attraversarla e raggiungere la fermata del tram. Sceso a Mollstraße, il breve tragitto verso l’appartamento dei miei amici mi ha offerto uno scenario ben diverso da quello invernale, a me più familiare. Il cielo era terso, la temperatura oltre i 25°C e la vegetazione circostante i Plattenbau dell’ S-Block, fitta e rigogliosa. Per quanto la preferisca durante i mesi più rigidi, Berlino d’estate è un incanto.



In alto, la fermata dei tram. A sinistra, Alexanderplatz, il riflesso della Fernsehturm. Sopra, i Plattenbau del complesso S-block, detto anche die Schlange (il serpente). A destra alberi che sono abituato a vedere spogli.

Maybachhufer Wochenmarkt (noto anche come mercato turco)
Ho trovato solo uno dei miei due amici, il quale mi ha chiesto di accompagnarlo al mercato di Kreuzberg-Neukölln. Nonostante l’ovvia stanchezza accumulata con il lungo viaggio, non me lo sono fatto ripetere due volte.
È una delle mie zone preferite della città e questo vivace mercato multietnico, a 5 minuti a piedi da Kottbusser Tor . Un appuntamento immancabile per chi desideri immergersi in un quadro autentico di vera quotidianità berlinese. I numerosi banchi offrono una ragguardevole varietà di frutta e verdura di qualità a buon prezzo, oltre a leccornie e prodotti tipici di svariati paesi. Nel mentre la temperatura aveva superato i 30 gradi e, complice il canale del Maybachufer, il tasso di umidità si era alzato. Abbiamo trovato riparo da sole cocente e ristoro in una burgery lì nei paraggi. Abbiamo sorseggiato una birra refrigerante, mentre osservavo inebriato di gioia il tramestio di una delle zone più vivaci e Multi-Kulti di Berlino.




La ciliegina sulla torta
Infine, il mio amico mi ha accompagnato all’appartamento messomi generosamente a disposizione. Si trovava nel piccolo quartiere di Samariterviertel, curiosamente nella stessa strada dove avevo alloggiato una delle mie prime volte a Berlino, più di 15 anni fa. Un bel monolocale con grandi finestre affacciate su un tipico Hof berlinese.
Dall’alba al tramonto, un vero e proprio pieno di entusiasmo.
Ich liebe dich, Berlin.
