IO E BERLINO: UN AMORE A DISTANZA

Lo schianto
Il mio innamoramento con Berlino raggiunse il suo apice nella primavera del 2008. Dopo un lungo e intenso soggiorno rientrai a Roma con il cuore e il morale a pezzi. Lo sbarco a Ciampino fu un crudele ritorno alla realtà romana. Nessuno ad attendermi, solo una pioggia battente e il consueto sciopero. C’erano code inaffrontabili per prendere un taxi, e i pochi bus privati erano presi d’assalto da orde di turisti spaesati. Persino gli immancabili tassisti abusivi erano letteralmente sotto assedio. Riuscii a tornare a casa dopo una vera odissea. Mi stipai, non so ancora come, sull’unico autobus pubblico apparso come un miraggio. Mi lasciò al capolinea di Anagnina, dove trovai i cancelli della metropolitana serrati. Non mi restò che percorrere a piedi, valigie al seguito, il lungo tratto di strada in direzione centro, spinto dall’energia della disperazione. Ero ripartito da Berlino all’alba, dopo una nottata trascorsa in un club, per cui ero palesemente affaticato e assonnato. Dopo circa due ore fui finalmente a casa, fradicio sia negli abiti che nello spirito. Mi dissi che forse era davvero giunto il momento di prendere la decisione che rimandavo da troppo tempo: non sopportavo più Roma e soffrivo troppo per quell’amore, quel rapporto a distanza, che mi legava a Berlino.



Trauma da distacco
All’indomani sarei dovuto tornare al mio detestato impiego che detestavo; dovevo cambiare vita.
Mi proiettavo in un futuro ravvicinato, nel mio piccolo e immaginario appartamento in Warschauer Straße. Gli affitti a Berlino erano ancora abbordabili, al contrario della Città Eterna. Con 500 € spese incluse (meno di quanto pagavo a Roma, senza contratto ed escluse bollette, per un bilocale umido e fatiscente) avrei potuto addirittura ambire a Mitte o a Prenzlauer Berg. Ma io mi ero già promesso a Friedrichshain e alla sua intensa movida, a due passi dall’East Side Gallery e dallo splendido Obembaumbrücke.



Una scelta difficile
Purtroppo continuai a tergiversare e di fatto restai a Roma. Non ero pronto a rinunciare agli affetti, inoltre mio padre era gravemente malato. Quando venne a mancare, l’anno successivo, i miei scrupoli si riversarono su mia madre, rimasta vedova e sola a Bologna. Da Roma la potevo raggiungere con facilità, grazie alla frequenza dei treni. In aggiunta avrei dovuto rinunciare alle amicizie e ai rapporti coltivati in venticinque anni di vita capitolina.
La decisione finale
Eppure, a Berlino avrei avuto la strada spianata. L’amico romano che da sempre mi ospita a Berlino manifestava un certo entusiasmo e mi incoraggiava in tutti i modi possibili a compiere il grande passo. Ormai integrato nella capitale tedesco e abbastanza pratico con la lingua, mi avrebbe aiutato a trovare un impiego, a cercare casa e a disbrigare i necessari iter burocratici. La prospettiva di lavorare in un call center mi frenò ulteriormente, ma era l’opportunità più fattibile se non l’unica, dal momento che non parlavo una parola di tedesco e che con la mia sola madrelingua e un discreto inglese non avrei ambire a chissà quali posizioni. Anche con un corso intensivo di tedesco, mi sarebbero occorsi svariati mesi ed ero al corrente di quanto la lingua fosse ostica. Avrei avuto ancora la testa e la lucidità, a 40 anni, per rimettermi a studiare e assorbire in tempi ragionevoli un idioma realmente complesso e soprattutto distante dall’italiano? Mi immaginai a trascorrere le giornate otto ore in cuffia, due o tre sui mezzi, e le restanti – tolte quelle per le funzioni e i bisogni vitali – a spremermi le meningi sul neutro e sulle declinazioni.
Pro e contro
Non restava che accontentarmi dell’amore a distanza: Berlino continuava a essere lì dove ogni volta la lasciavo, e capii che mi avrebbe aspettato e accolto ogni volta che lo avessi desiderato. Cominciai così a intensificare i viaggi, recandomici più volte l’anno e per periodi sempre più prolungati. A ogni viaggio, a distanza di pochi mesi, rilevavo l’aumento del costo della vita, dai trasporti pubblici al Wurstsandwich degli ambulanti di Alexanderplatz. Ma soprattutto e purtroppo i prezzi di affitto e vendita immobili stavano lievitando con rapidità, nonostante gli sforzi del Governo cittadino di contrastare le speculazioni immobiliari. Ma le spietate leggi del mercato non potevano ignorare il rapporto sempre più sbilanciato tra domande e offerta. Oggi, dopo più di dieci anni, Berlino si è quasi scrollata del tutto la nomea di capitale povera e sexy.

Tempismo perfetto
L’opportunità di poter visitarla con una certa frequenza, mi ha aiutato ad accettare di vivere con Berlino un amore a distanza. Nel 2009 vi tornai in autunno, e nel 2017 i viaggi furono addirittura quattro. L’ultima volta è stata nel gennaio scorso del 2020, dopo una pausa di due anni causata da problemi di salute. Stavo valutando di attendere la primavera, ma per fortuna la voglia di tornare è stata talmente incontenibile che ho acquistato un volo dieci giorni prima. Due settimane dopo il mio ritorno, a fine febbraio, sarebbero emersi i primi casi di covid in Italia e, di lì a breve, bloccati tutti gli spostamenti fuori dai confini.









Gli odori di Berlino
In questo periodo di forzata reclusione sfoglio gli archivi fotografici accumulati su cellulari dismessi e vecchie unità di backup. È il solo modo per essere lì. Ogni singola immagine mi restituisce sensazioni, stati d’animo e persino odori legati al momento del click. Il video qui sotto sottostante raccoglie la felicità esaltante di un soggiorno indimenticabile. Nel cuore di Friedrichshain, in un vecchio appartamento con ampie finestre affacciate sulla Grünberger Straße, a pochi passi dal famoso mercato delle pulci domenicale di Boxenhagener Platz, e la zona era disseminata di Späti, café e piccoli negozi dell’usato. Sotto casa, una piccola Bakerei gestita da una simpatica famiglia turca.
Gli effluvi inebrianti del pane e dei lieviti si mescolavano all’odore stantio della moquette, del linoleum e del legno. È una delle fragranze di Berlino, la mia adorata ed eccitante amante.
Berlino, aprile 2009
mi sembrava di percorre quelle stesse strade e di sentirne l odore. bello!!
ho ritrovato le chiavi di accesso per l account!!!
ora si che posso firmarmi come si deve, patato.
la tua Curlyz
ho ritrovato le chiavi di accesso per l account. ora si che posso firmarmi come si deve, patato.
tua Curlyz
yuppie!
Sai che ricordo ancora il momento in cui mi chiamasti mentre cercavo di ritrovare la via di casa? Ero sulla Pappelallee, e ci faceva ridere questo nome. 🙂