INFANZIA A BERLINO TRA LE DUE GUERRE

INFANZIA A BERLINO TRA LE DUE GUERRE

Infanzia a Berlino tra le macerie

Il rogo di Berlino di Helga Schneider è una delle opere letterarie più avvincenti sui drammi della II Guerra Mondiale. Si tratta di uno struggente diario con cui l’autrice slesiana, cresciuta a Berlino e da sessant’anni naturalizzata italiana, rammenta i drammatici eventi di cui fu testimone, in una città ormai sventrata dai bombardamenti. Leggendolo, l’ho spontaneamente collegato a un breve racconto, diametralmente opposto, ambientato nella capitale tedesca degli anni ’20. Ne è scaturito un curioso parallelo: due esperienze in antitesi, entrambi efficaci ritratti di un’infanzia vissuta in una Berlino piegata tra le due guerre.

La fine dell’Impero Prussiano

Dopo la caduta dell’Impero Prussiano, all’alba della Repubblica di Weimar, la capitale tedesca proseguì il proprio processo di espansione. Proprio a partire dagli anni ’20, le piccole cittadine limitrofe furono annesse al centro, completando il progetto della Groß-Berlin intrapreso nella seconda metà del secolo precedente. Ecco perché a Berlino esistono i cosiddetti doppi toponomastici (che possono generare confusione) e numerosi, antichi e maestosi Rathaus. Infatti, gli odierni Ortsteil (quartieri) erano in origine villaggi e borghi rurali, ciascuno di essi con il proprio municipio.
Alcuni esempi:
Charlottenburg
Köpenick
Neukölln
Pankow
Reinickendorf
Schöneberg
Spandau
Steglitz

La ricca fanciulla di Robert Walser
INFANZIA A BERLINO TRA LE DUE GUERRE

« Berlino è la città più bella, più ricca di cultura, in tutto il mondo. Sarei riprovevole se non fossi fermamente convinta di ciò. Non vive forse qui l’Imperatore? Chi potrebbe costringerlo a vivere qui se non fosse il posto che gli piace di più? … Io e papà abitiamo nel quartiere più distinto. I quartieri silenziosi, accuratamente puliti e di una certa età, sono distinti. … ». (Die Kleine Berlinerin di Robert Walser)
La piccola berlinese ritratta da Walser, ignora quanto la propria felice infanzia dorata, quanto la sua amata Berlino, sarebbero divenute, in un futuro non troppo lontano, un rimpianto. Effettivamente, la figlia di un ricco commerciante di opere d’arte, gode di una fanciullezza spensierata e privilegiata. Il suo quartiere è nel centro di Berlino; una zona elegante in cui i meno abbienti si recano per prestare servizio presso le dimore delle famiglie più benestanti della città.

Il fascino della decadenza

La piccola berlinese è incurante e ignara del futuro che l’attende, e indugia nel suo florido e pragmatico presente.

«… Le nostre strade a Berlino hanno perso quanto avevano di sporco e ineguale. Sono lisce come superfici ghiacciate e luccicano come pavimenti accuratamente lucidati. … ».

Poi, dopo considerazioni che peccano di una certaco superficialità, la bambina esprime la propria visione, ingenua e romantica, sul logorio del tempo.

«… E ciò che è proprio nuovo? Non vorrei abitare in una casa del tutto nuova. Nelle case nuove c’è sempre qualcosa che non va. … No, non vorrei vivere stabilmente in nessun altro posto che a Berlino. Hanno forse una vita più bella i bambini delle piccole città, di quelle città già tutte vecchie e malconce? Certo che là c’è qualcosa che non c’è da noi. Romanticismo? Credo di non sbagliarmi se considero romantico qualcosa che vive ancora solo a metà. Le cose maltenute, sbriciolate, rovinate, per esempio, le vecchie mura di una città. Ciò che non serve a niente, che è bello in modo misterioso, ecco quel che è romantico. … ».

La Berlino della piccola Helga

Due decenni dopo, nell’autunno del 1944, Berlino sta ormai capitolando sotto l’assedio e le bombe delle forze alleate. Helga, che ha appena 7 anni, vive nella cantina del suo condominio, in una condizione di estreme paura e indigenza. Tra un raid aereo e un altro, i civili escono dai rifugi interrati per procacciarsi acqua e viveri in una desolata e polverosa città fantasma. L’odore di morte e macerie penetrano e si depositano nei polmoni della piccola, le raccapriccianti immagini dell’orrorifico scenario le marchiano il cervello come tatuaggi indelebili.

Donne e macerie
INFANZIA A BERLINO TRA LE DUE GUERRE
Infanzia strappata

«… “Devo fare pipì” mugolai. Lei sospirò di nuovo, inghiottì saliva e rossetto e concesse: ” E falla, cosa aspetti?”. “Dove?”. “Ma qua, là, che problema c’è?”. ” Mi vergogno”. “Ma non ti vede nessuno!”. Esitai. Allora lei accennò un piccolo, stanco, disarmato sorriso e si voltò guardando in fondo alla strada, dove c’era la sua casa. Subito mi accosciai e feci pipì in una buca che sapeva di zolfo, ma nello stesso tempo qualcosa attirò la mia attenzione. Era il tronco di un orsacchiotto… ».

Helga visse un’infanzia caratterizzata dalla paura e dalla sua naturale incapacità di comprendere le logiche della guerra. Ancora oggi gli orrori di cui fu testimone la tormentano e popolano i suoi peggiori incubi.

INFANZIA A BERLINO TRA LE DUE GUERRE
INFANZIA A BERLINO TRA LE DUE GUERRE
Piccoli combattenti

Il film del 2004 La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler, racconta una Berlino ormai sconfitta e destinata alla resa. Tuttavia, il Führer tentò un’ultima disperata impresa, credendo di poter ancora salvare l’onore della Germania.
Gli uomini più anziani, e soprattutto numerosi bambini, combatterono in prima linea, fino alla morte, contro l’inarrestabile le truppe alleate ormai vittoriose.

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