IL SILENZIO DOPO LO SPARO

Un titolo azzeccato
Per una volta in Italia è stato rispettato il titolo originale – Die Stille nach dem Schuss – piuttosto che cedere a discutibili licenze. È accaduto per il mercato anglofono (The legend of Rita) e francofono (Les Trois Vies de Rita Vogt). È difficile pensare a un titolo più centrato e perfetto di Il silenzio dopo lo sparo.
Nel film diretto da Volker Schlöndorff (Il tamburo di latta) il silenzio è da intendere come una sorta di necessario riazzeramento e ricercato oblio.
Terrorismo internazionale
Rita, la protagonista, appartiene alla Rote Armee Fraktion. La R.A.F. fu un’associazione terroristica armata di estrema sinistra che sparse sangue e terrore in Germania per oltre due decenni. Agiva mossa da ideologie in contrasto alle politiche finanziaro-imperialiste e capitaliste.
Per eludere i controlli, Rita e i suoi compagni transitano attraverso la Cecoslovacchia e l’aeroporto di Schönefeld (operativo fino a non molto tempo fa). Qui, vengono comunque identificati e riconosciuti dagli agenti della Stasi. Tuttavia, i funzionari del Ministero offrono loro copertura, senza denuncia alla polizia e ai servizi segreti della Germania Ovest.
Il ruolo della Ddr: il rifugio dell’est
A Parigi, durante un inseguimento, Rita si sente costretta, suo malgrado, a uccidere con un colpo di arma da fuoco l’agente che la stava braccando. Al rientro in Germania, incontra nuovamente un alto funzionario della Stasi.
Questi propone di trasferire la base del gruppo in Israele. Offre anche la possibilità, a chi lo voglia, di vivere nella DDR sotto falsa identità, godendo della protezione del Ministero per la Sicurezza di Stato.
Inizialmente, solo Rita accetta tale opzione, sospinta dal desiderio di abbracciare la causa socialdemocratica, nei cui valori crede da sempre.




Inge Viett
Il silenzio dopo lo sparo è liberamente ispirato alla vicenda e relativa autobiografia Nie war ich furchtloser (Non sono mai stata così impavida) di Inge Viett. La donna fu una cellula terrorista che militò prima nel Bewegung 2. Juni, movimento di matrice anarchica, poi nella sopracitata R.A.F.. Trovò rifugio nella Germania Est agli inizi degli anni ’80, sotto molteplici false identità.
All’epoca della sua uscita, la nota terrorista denunciò sia Schlöndlorff che lo storico sceneggiatore Wolfgang Kohlhaase – mancato quest’anno – per plagio. La causa si risolse grazie a un accordo economico tra le parti.
La Viett è scomparsa nel maggio di quest’anno e non rinnegò mai il proprio criminoso passato. Venne arrestata e incarcerata dopo lo scioglimento della Repubblica Democratica Tedesca. Evento scaturito dalla fine della Guerra Fredda: insieme al Muro, cadde anche la protezione di cui aveva usufruito per anni.

Ispirato a persone e fatti reali
Tra il 1980 e il 1982, dieci terroristi appartenenti alla RAF, ricevettero copertura e protezione dagli organi di Stato della DDR. Come documentato dalla Aufnahme von RAF-Aussteigern in der DDR, prima della riunificazione tedesca, non rischiarono l’estradizione né la detenzione. È dunque emersa la complicità dell’ex Repubblica Democratica Tedesca, affatto contraria a tali azioni, finché colpivano il nemico occidentale.
Il silenzio dopo lo sparo narra una scomoda e atroce verità storica del secolo scorso . Grazie alla sapiente sceneggiatura e alla mirabile fotografia, restituisce con efficacia l’autenticità del periodo storico. Il tutto sorretto dalle prove convincenti degli attori. Tra questi la protagonista, Bibiana Beglau, e la comprimaria Nadia Uhl, entrambe premiate con l’Orso d’argento al Festival di Berlino.