GOOD BYE, LENIN!

GOOD BYE, LENIN!

Good bye, Lenin! di Wolfgang Becker

Ogniqualvolta viene stilato un elenco o una classifica delle migliori e più note pellicole ambientate a Berlino, non manca mai Good bye, Lenin! In effetti, questo film uscito nelle sale nel 2003, è imperdibile.
Quale opera cinematografica è riuscito a catturare e trasmettere al meglio il senso e le contraddizioni della cosiddetta Ostalgie?

Good bye, Lenin! Ostalgie

Ostalgie

Good bye, Lenin! Ostalgie

Lo scanzonato Sonnenallee, uscito qualche anno prima, aveva offerto uno spaccato divertente, volutamente caricaturale della vita nella DDR.
Il toccante e pluripremiato Le vite degli altri, uscito tre anni dopo, ne avrebbe rappresentato gli aspetti più disumani. Good bye, Lenin!, in tal senso, si posiziona a metà tra i due registri. La narrazione del popolo finalmente libero sembrava essere stata farcita fin troppo di retorica e sentimentalismo, mettendo da parte le conseguenze meno piacevoli. Dopo la caduta del Muro, in molti si sentirono traditi e smarriti. È un dato di fatto che un non irrilevante numero di Ossi abbia cominciato presto a rimpiangere certe certezze che la controversa socialdemocrazia garantiva loro, in cambio di una fedeltà non sempre sentita e spontanea.

Ombre del passato

Il film diretto da Wolfgang Becker, non mette in discussione, né minimizza, l’assurdità e la crudeltà di un regime di fatto dittatoriale. Christiane, la madre di Alex, il giovane protagonista di Good bye, Lenin!, è la perfetta sincrasi dei succitati contrasti. L’orgoglio, la fede e la vocazione da una parte, la disperazione, la fragilità e la paura dall’altra.
Elementi che si fondono dando vita al personaggio meglio tratteggiato e più amabile del film. È impossibile non affezionarsi a una donna così animata dai propri valori. I figli non cessano di amarla nemmeno quando emergono i suoi segreti e le sue bugie. Lo spettatore empatizza con lei e in cuor suo la giustifica.
Christiane ha un passato difficile: dopo essere stata abbandonata, insieme ai figli, dal marito fuggito a Berlino Ovest,era caduta in una buia depressione che l’aveva costretta a un lungo ricovero presso un ospedale psichiatrico.
Ristabilitasi, diventa un’appassionata insegnante, devota allo Stato e profondamente ancorata alla causa socialista.

Fedeltà allo Stato

La sua irreprensibile fedeltà le frutta prestigiosi riconoscimenti, tra cui l’invito al ricevimento ufficiale per il quarantennale della DDR, il 7 ottobre 1989. A fine serata, mentre rincasa in taxi dalla serata di gala, assiste casualmente ai tumulti tra polizia e manifestanti nel corso di una dimostrazione anti-regime. Un particolare frangente le procura uno choc talmente forte da svenire in strada ed entrare in coma. Vi resta per ben 8 mesi, e al suo risveglio il suo mondo è cambiato; anzi, non esiste più. I medici allertano i figli sui rischi che ulteriori forti emozioni possono cagionarle, per cui Alex decide di proteggerla, tenendole nascosta la verità. Approfitta dello stato di seminfermità della madre, costretta a letto, e s’ingegna in qualunque modo per dimostrarle che nulla è cambiato. Da qui, una sequela di circostanze ed episodi spesso tragicomici che metteranno in difficoltà Alex, il quale troverà puntualmente l’escamotage per rassicurare Christiane. L’epilogo di Good bye, Lenin! è meraviglioso e lascia un senso di leggerezza quasi poetica. Un film che fa sorridere, ridere e commuovere, ma che soprattutto offre ragguardevoli spunti di riflessione sul significato e la potenza delle ideologie.

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