GELO E UMORISMO A BERLINO

I lunghi inverni di Berlino
L’amore è un sentimento che obnubila la realtà, esattamente quanto l’odio e l’insofferenza, specie se acquisita negli anni e generata dall’abitudine. Riflettevo su questo dopo aver parlato con l’amico che da sempre mi ospita durante i miei soggiorni a Berlino. Dopo oltre 10 anni nella capitale tedesca, se ne dice stanco e sta valutando seriamente di andare altrove, in un posto più caldo, forse Barcellona. Il fattore climatico l’ha sfinito e logorato. Il gelo degli inverni e le estati sempre troppo fugaci sono un tema ricorrente tra gli expat originari di paesi più caldi.
David Bowie, che di inverni nel gelo di Berlino ne aveva trascorso qualcuno, con l’umorismo british che lo contraddistingueva disse:
«il periodo migliore a Berlino è la primavera; sono i 3 giorni più fantastici dell’anno…».
Socializzazione
È un dato di fatto che il freddo, le scarse ore di luce, il cielo spesso coperto, la pioggia, il ghiaccio e la neve sono forti deterrenti alla lunga distanza. Inoltre, c’è la questione della presunta glacialità dei berlinesi nativi. Io stesso posso confermare che, a oggi, non sono riuscito a stringere un rapporto durevole nel tempo tra gli autoctoni conosciuti. Ho trascorso delle serate divertenti, a forte base alcolica, tra risate, sonore pacche sulle spalle e scambi di numeri; poi puff, il nulla. All’indomani nel corso di una telefonata magari incoraggiata dall’altra parte la sera prima, restavo pietrificato come stretto in una morsa del gelo. L’hangover meno pesante è quello in cui non si ricorda niente, oppure si finge un provvidenziale vuoto di memoria.

I trasporti pubblici a Berlino
Tra i miei amici trasferiti a Berlino, c’è anche chi si lamenta dei trasporti pubblici cittadini. Qui, davvero, subentra l’impietoso confronto tra chi vive nella capitale tedesca Berlino e chi, come me, ha vissuto per un quarto di secolo a Roma. Nella Città Eterna ho consumato chilogrammi di suole a forza di lunghe camminate, affrontate più per disperazione che per scelta spontanea. Roma (la cui area supera quella di Berlino) è coperta da appena tre linee di metropolitana; due fino a non molti anni fa. Autobus e tram sono chimere, od oggetti misteriosi inghiottiti dal nulla, quando non prendono fuoco. È un’iperbole, naturalmente, ma sfido chiunque a sostenere che il servizio pubblico romano sia accettabile. Il traffico automobilistico, del resto, dice tutto.
A Berlino, i tram giallo sgargiante e i treni bicolori rosso granata e caramello della S-Bahn sono elementi inscindibili dell’arredo urbano. I disservizi non mancano, ma sono casi e non la norma.
L’importanza di un servizio essenziale
L’efficienza del trasporto pubblico impatta nella vita dei cittadini; il suo utilizzo dovrebbe essere la normalità e anche un momento piacevole. A Berlino, un lungo tragitto sui mezzi non è sembra mai un tempo morto; ci si può dedicare alla lettura di un libro o dei social, oppure semplicemente rilassarsi. Ciò è possibile nell’abitacolo di un’autovettura bloccata in mezzo al traffico nell’ora di punta?

Ridere di sé
Non è un caso che i video pubblicitari della BVG, l’azienda dei trasporti di Berlino, siano nella maggior parte dei casi divertenti e autoironici, talvolta anche audaci. Lo scorso anno lessi un’enorme scritta sulla fiancata di un autobus sull’Unter den Linden. Tradussi la fase all’istante con lo smartphone: recitava, più o meno: «a nessuno piace fare tardi». Mi sono immaginato a Roma, 15 anni fa, di fronte a uno slogan del genere. Spesso, per andare in ufficio, non riuscivo nemmeno a salire sul tram o sulla metro, tanto erano affollati a causa dei vergognosi tempi d’attesa. No, non l’avrei trovato spiritoso. Credo, piuttosto, che mi sarei sentito preso per i fondelli.
La candidatura della BVG come patrimonio UNESCO
Ho voluto tradurre uno tra i tanti video della BVG (spero bene, perché il mio tedesco è scarsissimo) che secondo me cattura e restituisce l’autentica atmosfera che si respira a Berlino. A mio avviso, non seriosa e rigida come suggerirebbero certi pregiudizi e luoghi comuni sui popoli nordeuropei. È un ad di qualche anno fa: la BVG aveva lanciato una surreale campagna per la propria candidatura come Kulturerbe (“Patrimonio Mondiale dell’umanità”) UNESCO. Naturalmente gli ideatori dello spot e la BVG stessa erano consapevoli della non fattibilità della loro proposta, ma il risultato fu a dir poco irresistibile.
In Italia
A Roma e in altre città italiane, un video che ironizza su disagi e disservizi più che divertire provocherebbe fastidio e anche delle reazioni scomposte.
Trovo eccezionale la tranciante spaccatura tra l’idilliaca e solare atmosfera del video dal reale quotidiano di Berlino che spesso appare più in tono con il suo tipico cielo invernale. Ma è probabile che il berlinese “algido”, davanti ai video pubblicitari della BVG, sogghigni di gusto, sotto il bavero o la sciarpa.