DIMENTICARE MAI / NEVER FORGET

DIMENTICARE MAI / NEVER FORGET

27 Gennaio, Giorno della Memoria

Alcuni sostengono che la Giornata della Memoria, come tante date dedicate a temi e cause sensibili, sia inutile se non persino ipocrita. In alcuni casi, ritengo anch’io che oltre a istituire giornate per attenzionare l’opinione pubblica su questioni spinose (transomofobia, razzismo, violenza sulle donne, eccetera) sarebbe nessario attivare parallelamente efficavi processi per un cambiamento culturale.
Altrimenti, date e ricorrenze rischiano di venir ridotte alla sola funzione di lavatoio per le mani e le coscienze.

La preoccupazione di Liliana Segre

Qualche giorno mi ha colpito un discorso della senatrice Liliana Segre:
«So cosa dice la gente del Giorno della Memoria. La gente già da anni dice, basta con questi ebrei, che cosa noiosa”. E ancora: «Il pericolo dell’oblio c’è sempre. Una come me ritiene che tra qualche anno sulla Shoah ci sarà una riga tra i libri di storia e poi più neanche quella».
Liliana Segre aveva tredici anni quando venne deportata, insieme ai familiari che non rivide mai più, nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Oggi ha 93 anni ed è, ovviamente, una delle ultimissime sopravvissute agli orrori dell’olocausto. Con il decesso naturale degli ultimi testimoni delle pagine più orrorifiche del secolo scorso, la questione dello sterminio di massa rischierà di essere trattato come qualcosa di troppo lontano per essere oggetto di approfondimenti e riflessioni.
In fondo, la storia è ricolma di capitoli che riprovano le dissennate facoltà belligeranti e d’odio dell’uomo.

Dimenticare mai / Never Forget

Le pietre d’inciampo

A Berlino, non è molto opportuno ricorrere pubblicamente all’impiego di termini come Olocausto, Shoah e affini. Non è vietato farne menzione – a patto che non si scada nell’apologia o nel negazionismo – ma in fondo per molti tedeschi resta la questione razziale resta un taboo non ancora del tutto superato. Non so se in Germania sia diffusa una certa avversione per la ricorrenza del 27 gennaio, tuttavia a Berlino, storico epicentro della sciagura nazista, non si nasconde nulla sotto il tappeto o dietro il comodo paravento della giornata della memoria.
La città offre una corposa quantità di memoriali e musei che sbattono in faccia ai visitatori ciò che purtroppo è storia. Il dogma d’obbligo è dimenticare mai, never forget, nie vergessen.
Basti pensare alle Stolpersteine, le pietre d’inciampo. Si chiamano così perché si “inciampa” in esse con frequente facilità girando per la città. Questi sampietrini dorati posti davanti ai portoni di molti edifici berlinesi, ricordano le famiglie e persone che vi vivevano prima di essere catturati, deportati e sterminati. Ve ne sono in tutta Europa, Italia compresa, sebbene in quantità minore. Per esempio, a Roma, presso il ghetto ebraico tra il Lungotevere e Campo de’ Fiori.

Il Memoriale per gli Ebrei assassinati d’Europa

Un memoriale di impressionante imponenza si trova nel quartiere di Mitte, posto a metà tragitto tra la Porta di Brandeburgo e Potsdamer Platz. Il Denkmal für die ermordeten Juden Europas è stato inaugurato nel 2005 e consiste in 2711 di stele commemorative in grigio cemento che catturano l’attenzione all’istante. Vi è anche un annesso centro di documentazione che ricostruisce, in sale preposte, il dramma della Shoah attraverso pannelli, testi, audiovisivi e testimonianze autentiche. Le stele sono di diverse altezza e sistemate a scacchiera, per cui non formano un labirinto; suppongo per questioni di sicurezza, data la vastità dell’area. Da quelle periferiche più basse, si raggiungono quelle più alte e centrali poste sul piano più in pendenza del piazzale, creando un effetto volutamente angosciante e claustrofobico.

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Il Denkmal für die ermordeten Juden Europas
Una questione di rispetto

L’imponente complesso monumentale sorge in un vasto quadrilatero ove prima sorgevano il palazzo e le proprietà di Joseph Goebbels, l’efferato ministro della Propaganda del Terzo Reich. Da quando il memoriale è stato completato, non sono mancate le polemiche circa i comportamenti di non pochi visitatori. Ragazzi che giocano a nascondino, schiamazzano, o salgono sopra le stele. Addirittura alcuni saltano dall’una all’altra, rischiando seriamente la propria incolumità, dato che alcune stele raggiungono i quattro metri di altezza.
Confesso che anch’io ho ingenuamente commesso l’indelicatezza di “giocare” tra i blocchi di cemento, senza arrivare agli eccessi di cui sopra, ma forse perché si attiva uno stupido e probabilmente ingiustificabile meccanismo di esorcizzazione. Di certo avevo accortezza di dove mi trovassi e ho peccato di superficialità nel ritenere che un po’ di leggerezza non avrebbe disonorato la memoria di nessuno.

Stele con gli alberi del Tiergarten sullo sfondo

Il luogo richiede la solennità e il rispetto del caso. Basti conoscere le intenzioni dichiarate dal suo ideatore e progettatore, ovvero di “rappresentare un’atmosfera sinistra previo un sistema apparentemente ordinato, ma del tutto scollegato dalla ragione umana“*.
*Chin, Sharon; Franke, Fabian; Halpern, Sheri. “A Self-Serving Admission of Guilt: An Examination of the Intentions and Effects of Germany’s Memorial to the Murdered Jews of Europe”.

Dimenticare mai / Never Forget

Il campo di concentramento di Sachsenhausen
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Al contrario, è impensabile adottare comportamenti discutibili a Sachsenhausen, il campo di concentramento nella piccola cittadina di Orianenburg, alle porte di Berlino e raggiungibile con il trasporto pubblico in un’ora circa. La prima volta che vi andai, davanti ai cumuli di scarpe, occhiali e protesi dentarie accatastati, raggelai al punto di non pensare anche solo un attimo di fare foto.

Un’esperienza da non perdere

Giudico l’esperienza della visita di Sachsenhausen un must. Vedere da vicino, con i propri occhi, un posto così inquietante, è entrare in stretto contatto con una realtà che, per quanto remota, trasmette e lascia un senso di raccapricciante alienazione.

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Ingresso del memoriale

In un campo di concentramento – dove comunque morirono 100.000 individui, ovvero la metà di quelli “ospitati” – è impossibile non lasciarsi stordire da determinati stati d’animo. Compresa la paura che tutto ciò possa ripetersi; un timore che si amplifica fino a togliere il fiato. Ecco spiegato il senso della Giornata della Memoria.
I visitatori si aggirano tra le baracche, i campi di lavoro, fino alla camera a gas e al forno crematorio in riguardoso e solenne silenzio, contrariamente a quanto avviene tra le stele del Denkmal für die ermordeten Juden Europas.

Allarmi e prese di coscienza

Mi rendo sempre disponibile ad accompagnare a questo campo gli amici per la prima volta a Berlino: le mie presenza e compartecipazione in un’esperienza tanto unica quanto estrema (e necessaria) con persone alle quali voglio bene è inscindibile. Inoltre, per quanto possa sembrare strano, ogni volta esco da questo “orrorificio” quasi rigenerato. Forse per via della consapevolezza che per quanto l’uomo sia stato capace di tali, aberranti atrocità, è stato in grado di uscirne, sconfiggendole e condannandole. Certo: a un prezzo sempre troppo elevato.

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Canzoni per non dimenticare e la figura di August Lassmender

Ho raccolto in una playlist alcune canzoni e musiche dedicate, da quelle tradizionali a quelle tributate da artisti pop e rock. Per la copertina ho scelto uno scatto emblematico risalente a metà degli anni ’30 del secolo scorso.
In occasione di una cerimonia pubblica ad Amburgo, un uomo sta a braccia conserte mentre tutti gli altri sono intenti nel saluto al Führer. Parrebbe trattarsi di August Lassmender, sposato con una donna di religione ebraica. Lassmender rifiutò l’ideologia nazista e tentò la fuga dalla Germania. Questa immagine incredibile è stata reperita solo decenni dopo. August sarebbe stato riconosciuto da una delle due figlie. È attualmente esposta presso la Topographie des Terrors a Kreuzberg, a pochi minuti a piedi dal Checkpoint Charlie. In realtà non è del tutto certa l’identità del soggetto, ma trasuda una forza espressiva tale da infondere un opportuno ottimismo; ci rammenta la nostra capacità di non lasciarci inquinare o anestetizzare la propria coscienza.

One thought on “DIMENTICARE MAI / NEVER FORGET

  1. La mia impressione è che mancanza di memoria e ignoranza rendano quell’orrore sempre possibile in ogni momento, spero di sbagliarmi. Comunque l’idea che la vita continui a scorrere con le sue stupidità anche all’interno di un monumento ai caduti, mi sembra un’ottima metafora della vita al cospetto della morte: show must go on!

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