COMING OUT : ESSERE GAY A BERLINO EST

COMING OUT di Heiner Carow
La storia di Coming out è legata a circostanze a dir poco singolari. Si tratta della prima – e forse unica – pellicola a tematica LGBT – sebbene questa definizione ancora non esistesse negli anni ’80 – prodotta nella DDR. La sua prima proiezione a Berlino Est, avvenne proprio la sera del 9 novembre 1989, mentre finiva l’era della guerra fredda e il Muro crollava.

Una lunga battaglia
Al regista Heiner Carow occorsero ben 7 anni per ottenere il placet dalla DEFA, la casa di produzione cinematografica controllata dallo Stato. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il film sembrerebbe non concedere sconti. La realtà rappresentata non appare edulcorata, né i personaggi e i fatti poco credibili. L’omosessualità era aspramente stigmatizzata nella società civile dell’ex Repubblica Democratica Tedesca.
Quindi, i gay erano praticamente costretti a vivere il proprio orientamento nell’ombra, sebbene non mancassero i locali (clandestini) e i luoghi d’incontro all’aperto. Un interessante articolo a riguardo è disponibile qui.
Disperazione
Il lungometraggio si apre con la scena di un’ambulanza che corre a sirene spiegate in una sera d’inverno, con i fuochi di artificio sullo sfondo – presumibilmente nei cieli di Berlino Ovest – e il salvataggio di un giovane suicida. Dopo la lavanda gastrica, una dottoressa chiede al ragazzo le ragioni del suo gesto. Questi, tra le lacrime, motiva il suo gesto estremo con la propria omosessualità. La donna, accarezzandolo con dolcezza, gli dice che non ha nulla per cui piangere.

Vite nascoste
Le scene successive – non necessariamente in sequenza temporale – introducono il protagonista della pellicola. Philipp, un giovane insegnante, pedala allegramente in sella alla sua bicicletta nel traffico urbano di una gelida mattina d’inverno. È particolarmente raggiante perché sta raggiungendo il suo nuovo posto di lavoro, presso un istituto superiore di Berlino Est. Phillip è un ragazzo molto attraente e brillante, e riscuote un certo successo anche tra i suoi studenti. Conoscerà una collega con la quale intreccerà una relazione e andrà a convivere. Mentre tutto sembra scorrere serenamente, una circostanza cambia il corso delle cose. L’incontro fortuito con un ex compagno di scuola lo costringerà a fronteggiare il passato, rivelandone ferite e ombre.



Aria di cambiamento
È probabile che la realizzazione di Coming out sia stata agevolata dai venti di perestrojka che soffiavano sempre più forte da Mosca, grazie all’avvento di Michail Gorbačëv. Di fatto il quadro che emerge dal film è a dir poco desolante e doloroso.
La tematica viene trattata in profondità, senza ipocrisie di sorta, con duro e pragmatico realismo. La prima si tenne presso il Kino International sulla Karl-Marx-Allee, mentre il corso della storia stava prendendo una piega sorprendente e del tutto inaspettata. La pellicola venne presentate anche alla Berlinale dove concorse per l’Orso d’oro, aggiudicandosi quello d’argento.



Un flm poetico
Ciò che mi ha sorpreso di Coming Out, oltre alla delicatezza struggente e poetica, è la netta spaccatura tra legge e società civile. Un po’ inaspettata in quella parte di Germania non certo un esempio virtuoso per quanto concerneva il riconoscimento dei diritti umani. Stupisce, inoltre, come le scene più intime, pur piuttosto esplicite, non inciampino, com’è facile che accada, nella morbosità o nel voyeurismo.
Omosessualità e legislazione in Germania
Va ricordato che la legislazione in materia, nella DDR come pure nella più progressista Repubblica Federale Tedesca, era frutto di una pesante eredità. Infatti, vigeva ancora, a oltre un secolo dalla sua nascita, il tristemente noto Paragrafo 175 (§ 175 StGB). Una legge discriminatoria che, tra inasprimenti e aggiustature, sarebbe stata abolita, in tutta la Germania, solamente nel 1994.
Per comprendere la portata di tale discrepanza, è sufficiente pensare che in Italia – fanalino di coda nel riconoscimento delle unioni civili, con una legge peraltro zoppa – i rapporti omosessuali tra persone consenzienti sono legali dal 1980. È palese quanto poco possa una legge al di fuori del campo di applicabilità, se non le vengono affiancanti i necessari strumenti culturali e informativi. Nella storia della cinematografia italiana, anche oltre gli anni ’90, la tematica LGBT è stata quasi sempre utilizzata pretestuosamente. Troppo spesso tramite orride storture e rappresentazioni macchiettistiche, ben distanti dalla realtà.

Uno dei punti forza di Coming out, oltre all’accorta regia e all’ottimo cast, è la fotografia fedele di una parte di città oggi radicalmente trasformata. Sono riconoscibili scorci dei distretti di Friedrichshein, Mitte e Pankow-Prenzlauer Berg. La quotidianità raccontata nel film non sembra, aldilà degli elementi legati a moda e costumi, discostarsi tantissimo dai riferimenti occidentali dell’epoca. I giovani protagonisti conducevano una vita all’insegna della socialità, tra locali da ballo, spettacoli teatrali e di musica classica. Uno dei momenti centrali del film è ambientato a notte fonda davanti all’imponente Konzerthaus di Gendarmenmarkt, con decine di persone, attrezzate con brande e coperte, in coda per accaparrarsi i biglietti per un concerto diretto da Daniel Barenboim.
La scena gay di Berlino Est
Diversi momenti hanno luogo presso due autentici bar gay, non più in attività, di Prenzlauer Berg e la Märchenbrunnen (fontana delle fiabe), all’interno del Volkspark Friedrichshain.
Oltre a quella dell’assalto a un ragazzo gay nei sotterranei di una stazione della U-Bahn, è curiosa un’altra scena violenta in cui un gruppo di naziskin aggredisce un immigrato su un treno. Il governo della DDR negava con forza la presenza di qualsivoglia movimento filonazista. Stranamente, questo momento del film non è incorso tra le spietate forbici della censura.

Werner & Charlotte
In Coming out sono inoltre presenti due figure di riferimento importanti. Il momento forse più toccante ed emozionante del film vede come protagonista l’attore e regista Werner Dissel. Scomparso nel 2003, fu un fervente oppositore del regime nazista e fu prigioniero della Gestapo per ben due anni. Invece, in un piccolo cammeo, Charlotte Von Mahlsdorf, la prima attivista transessuale nella Germania Orientale, nonché fondatrice del Gruenderzeitmuseum. L’intensa vita di Charlotte ha ispirato un testo teatrale rappresentato a Broadway, vincitore nientemeno che del premio Pulitzer. Appare per pochi secondi come la barista nel bar gay dove hanno luogo diversi momenti del film.

“Coming Out” è disponibile in lingua originale con i sottotitoli in inglese su Eastern European Movies.