CINEMA E CENSURA: LE PELLICOLE DEL CONIGLIO

CINEMA E CENSURA: LE PELLICOLE DEL CONIGLIO

Das Kaninchen bin ich di Kurt Maetzig (1965)

DAS KANINCHEN BIN ICH

In questo post approfondisco le relazioni tra censura e cinema (e le arti, in generale) nella Repubblica Democratica Tedesca, con un film che diede il via a un filone di opere cinematografiche denominate Kaninchenfilme, le pellicole del coniglio.
Das Kaninchen bin ich (Il coniglio sono io) venne realizzato nel 1965 e subito ritirato dalle sale a causa del ritratto crudo e spietato del sistema socialista in vigore nell’ex repubblica tedesca affiliata con Mosca. Il film ha rivisto la luce solo nel 1990, dopo la caduta del Muro, ottenendo recensioni positive.
Prima di continuare con il titolo in questione, qualche premessa circa il contesto storico, correlato alle tensioni generate dalla guerra fredda.

La musica nella DDR

Come spesso accade, gli effetti sortiti dalle operazioni di repressione e censura tipiche delle dittature, anche nella DDR sortirono effetti distanti da quelli auspicati. Libri, pellicole e canzoni dovevano superare il vaglio delle commissioni che dovevano individuare contenuti potenzialmente sovversivi. L’Amiga era l’unica casa discografica del paese e pubblicava le produzioni musicali della DDR e qualcuna occidentale. Il regime non riusciva ad arginare i fermenti che animavano le fasce più giovani. I ragazzi erano costantemente aggiornati sulle tendenze oltrecortina, grazie alle frequenze radiotelevisive occidentali. A Berlino il Muro non poteva trattenere i suoni provenienti da ovest. I dischi dei Rolling Stones erano reperibili solo sul mercato nero, come narrato nella commedia Sonnenallee. Anche in Germania Est nacquero le scene punk, post-punk e persino hip hop, nonostante fossero il frutto di sottoculture di matrice occidentale.

Il caso Wolf Biermann

La storia di Wolf Biermann, poeta e musicista tedesco, è tra quelle che meglio raccontano la relazione tra la censura di regime e il mondo delle arti. Nel dopoguerra, Biermann, fervente comunista, scelse di trasferirsi nella DDR, riconoscendosi negli ideali promulgati da comunismo e socialismo. Come altri artisti, tra cui la cantautrice folk Bettina Wegner, divenne uno dei maggiori critici del regime, recitandone e musicandone ipocrisie e storture. Molto amato soprattutto tra i più giovani, le sue opere, schiette e dissacranti, causarono non pochi grattacapi al governo; per questo fu vittima di censura e divenne un osservato speciale della Stasi. Nel 1976, la sua espulsione dal paese generò moti di protesta in tutta la nazione, e anche altre celebrità (tra cui la succitata Wegner e la futura madre del punk tedesco Nina Hagen) decisero di abbandonare la DDR.

Il monopolio DEFA

Come la Amiga per la musica, il cinema era sotto il monopolio di un’unica casa di produzione, anche questa statale: la DEFA. Le operazioni di controllo sulle opere cinematografiche potevano apparire relativamente semplici; in realtà diverse pellicole riuscirono ad aggirare l’ostacolo e a evitare la tagliola della censura. Anche “Die Legende von Paul und Paula”, titolo tra i maggiori incassi delle produzioni DEFA, aldilà della trama romanticamente naïf, non presentava uno spaccato di vita e società particolarmente edificante. Tuttavia, piacque così tanto a Erich Honecker, il presidente della DDR, che il film uscì nelle sale, dove spopolò.

Die Legend von Paul und Paula
Maria e i sogni

Das Kaninchen bin ich, di romantico e spensierato aveva decisamente poco. Il film narra le vicissitudini di Maria, una giovane di Berlino che aspira a diventare interprete di russo e lingue slave. Sogna un lavoro che le consenta di viaggiare, sebbene sappia bene che potrà visitare solo un mondo circoscritto ai paesi del blocco sovietico.
Terminate le superiori, Maria riceve il rifiuto dell’università presso cui ha fatto domanda, per via di presunte attività eversive di suo fratello maggiore. Quando questi viene processato e incarcerato, la giovane è costretta a soffocare le proprie ambizioni e comincia a lavorare come cameriera in una Ballhaus. Le vicende successive evidenzieranno un sistema giudiziario inquinato da giochi potere e ingiustizie, che porteranno la giovane a un disincanto sempre più mesto e rassegnato.

A cavallo del Muro

Complici una sceneggiatura perfetta, sorretta da dialoghi brillanti, pregni di irresistibile e amaro sarcasmo, Das Kanichen bin ich è un film imperdibile. Anche per la sua ambientazione in una Berlino Est in parte già ricostruita, ma con ancora evidenti i segni dell’ultima guerra. Tra l’assenza e la costruzione del Muro, il racconto rimarca quanto esso abbia condizionato l’assetto politico e giudiziario dello Stato.
Il cinema prodotto dalla DEFA produrrà nel 1965 le prime 12 pellicole del coniglio, ovvero bocciate dalla censura.
Si trattò di gran parte dell’intera produzione annuale. Da quell’anno, tutte le pellicole sgradite al regime e quindi proibite, vennero etichettate come Kellerfilme (film da cantina) o, appunto, Kaninchenfilme.

Das Kaninchen bin ich è disponibile in lingua originale con sottotitoli su Eastern European Movies (abbonamento o pay per view).

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