CHI SONO E PERCHÉ AMO BERLINO



Chi sono ?
Mi chiamo Marco e vivo a Bologna, la mia città natale. In realtà, per ragioni inspiegabili, ritengo – magari in qualche vita passata – di essere nato o avere vissuto a Berlino. La visitai per la prima volta nel dicembre del 1999, ma considero quella prima volta una sorta di numero zero. Dal secondo viaggio, novembre 2006, ho iniziato a sviluppare un legame viscerale con questa città.
Da allora l’ho visitata con regolare frequenza – almeno un paio di volte all’anno – soggiornandovi anche per qualche settimana.
Ciò è stato possibile grazie alla generosa ospitalità di un amico che vive lì in pianta stabile da oltre quindici anni.

Camera con vista
Il suo appartamento è in uno dei grandi Plattenbau della un tempo Berlino Est, sul confine tra i Berzirke di Friedrichshain e Mitte, a poche centinaia di metri da Alexanderplatz. Mi ha raccontato che quando lo fece ristrutturare vide con i propri occhi i fili e le cimici rinvenute staccando la vecchia carta da parati. Le ampie finestre della casa si affacciano, incorniciandola, sull’iconica antenna della della televisione, ovvero la Fernsehturm.
La fine di un’era
Il periodo fino ai primi anni 10 ha rappresentato di fatto il tramonto di una Berlino irripetibile. Allora era ancora definita la capitale “povera ma sexy”, con un costo e una qualità della vita inversamente proporzionali, al punto da attrarre nuovi residenti da ogni angolo d’Europa e non solo. Dal 2019, per via di un antipatico imprevisto, ho dovuto cestinare il progetto di un trasferimento definitivo e interrompere anche i miei rituali viaggi nella capitale tedesca.
Perché amo Berlino
Amo Berlino perché è una metropoli accogliente, viva, in costante fermento. Perché consente a chiunque di vivere liberamente, senza la necessità di essere incasellato in uno schema o vittima di pregiudizi. Sono affascinato dal suo passato di teatro dei più nefandi orrori della storia del secolo scorso. Un passato a dir poco pesante, che non cerca in alcun modo di far dimenticare.
Siamo tutti dei Berliner
“Ich bin ein Berliner” è la celebre e magnifica frase che John Fitzgerald Kennedy pronunciò il 26 giugno 1963, 5 mesi prima del suo brutale assassinio. Avvenne nel corso di un comizio pubblico che ebbe luogo in una piazza di Schöneberg (quartiere della parte ovest) oggi a egli dedicata, in occasione di una visita di Stato. Berlino, già da un paio d’anni, era stata troncata in due dal Muro. Muro che, per oltre 28 anni, divise e condizionò crudelmente le esistenze di milioni di persone. A questa frase io aggiungo “wir sind alle Berliner“, ovvero “siamo tutti Berlinesi”, perché chiunque può esserlo o, come me, semplicemente non riesce a farne a meno.
«Berlino è brutta»
Non di rado sento affermare che Berlino sarebbe una brutta città, grigia e anonima. Non bella, se paragonata a Parigi o Roma. Ogni volta ne resto sorpreso, poi quasi ferito, come se avessero offeso gravemente mia madre.
Tuttavia, riconosco che la capitale tedesca non sia una metropoli da cartolina; non offre e non ostenta l’eleganza di quella francese, né possiede il patrimonio artistico della Città Eterna. Tuttavia, questa austera metropoli esibisce, impavida e senza vergogna, i segni del proprio tragico passato. Impietose cicatrici che parrebbero fungere da perenne monito a tutti i suoi abitanti e visitatori.
Ecco cosa, al di là di ogni pippa mentale l’appartenenza dovuta a una presunta vita passata, mi rende un amante appassionato di Berlin, the place to be.