Alla fine del 2022 l’affermato musicista e produttore berlinese Peter Fox ha lanciato “Zukunft Pink” (Futuro rosa), un inno al progresso, all’amore e alla pace che ha riscosso un grande successo in Germania. Lo scorso aprile, mentre attendevo la fine di un temporale a Bahnhof Berlin-Spandau, le note di questa canzone echeggiavano in tutta la stazione. In quel momento ho riflettuto su quanto Berlino sia una città dove la visione rosa del futuro di Peter Fox prende effettivamente vita. Un presente multisfaccettato, irradiato dalla cultura dell’accoglienza e dell’integrazione. Seguendo quotidianamente le news da Berlino, confermo che la città non è solo una visione rosa del futuro, ma anche un prisma di accoglienza e valorizzazione delle diversità. Dunque, non sorprende apprendere della proposta di installare nuovi semafori “queer”, iniziativa peraltro già attuata con ottimi riscontri a Monaco di Baviera.
Come spesso scrivo, gran parte del fascino di Berlino è correlato alla…
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Personale
«Nessuno ha intenzione di costruire un muro» – Così, il 15 giugno del 1961, si pronunciò l’allora presidente della DDR Walter Ulbricht in merito alle insistenti voci trapelate dalla rete di spionaggio, del folle progetto del Muro. Appena due mesi dopo, quella dichiarazione divenne la temuta realtà. La giornalista Annamaria Doherr aveva formulato la domanda senza menzionare in alcun modo l’idea di un muro, menzionando quella di una più generica istituzione di confine di stato. Il regime della DDR giustificò le prime operazioni (12-13 agosto 1961) di installazione del Muro con la scusa di una barriera protettiva contro la minaccia fascio-capitalista degli ex alleati occidentali. Naturalmente, in pochi credettero a motivazioni così claudicanti, ma non mancò un nutrito numero di fedeli alla causa socialista. Cittadini che, in nome di una fede ideologica, approvavano il braccio di ferro tra due ideali di società agli antipodi: socialismo contro capitalismo, proletariato versus borghesia. Difficile stabilire quanto fossero ingenui o consapevoli del duro prezzo da pagare. Il Muro e la propaganda di regime, per quanto intrisa di bugie, fu il ragionevole prezzo da pagare per un obbiettivo ritenuto nobile.
“Tu vivi in America. È il più grande paese del mondo. Certo, c’è chi fa una vita di merda. Perché, credi che nell’Unione Sovietica non facciano una vita di merda? Lui ti dice che il capitalismo è un sistema dove cane mangia cane. Cos’è la vita se non un sistema dove cane mangia cane? …”
Un paio di anni fa due amici si sono rivolti a me per dei suggerimenti su una vacanza a Berlino di soli 3 giorni, consapevoli di non disporre di molto tempo per visitarla a fondo, ma fiduciosi di riuscire a vedere almeno l’indispensabile. Ho deciso di postare qui le indicazioni a suo tempo fornite e debitamente aggiornate, dal momento che, per fortuna, è terminata la pandemia. …
– Molto Berlino in 3 giorni –
Berlino, come ogni luogo, vive da sempre una stretta connessione con la musica, che ne ha cadenzato e accompagnato la travagliata storia. Questo elenco di 10 canzoni immortali per Berlino si basa sul mio gusto personale; non ha, né pretende di avere, alcun valore assoluto.
Ho redatto una lista fin troppo circoscritta, perché 10 brani sono realmente pochi. Infatti, giunto al decimo titolo, mi sono immediatamente reso conto di inevitabili, pesanti e imperdonabili esclusioni.
Motivo per cui questo post avrà un seguito. Sono le prime 10 canzoni che mi sono balzate in mente in un momento preciso…
– 10 canzoni mortali per Berlino –
Non conoscevo la storia di Käthe Kollwitz, la sua arte e la vita a dir poco dolorosa e travagliata. Avevo letto il suo nome e, al massimo, ricordavo la sua immagine ritratta su qualche vecchio francobollo. Talvolta certe “lacune” vengono colmate dalla casualità degli eventi. Una tarda e fredda mattinata di gennaio di diversi anni fa, passeggiavo per Prenzlauer Berg, quartiere un tempo operaio, nonché fucina dei movimenti giovanili di ribellione al regime socialdemocratico. Dopo il crollo del Muro, molti berlinesi di quest’area si trasferirono in altre zone, prevalentemente nei quartieri occidentali. L’intera area divenne il rifugio e la base ideale per orde di artisti e…
– La dolorosa vita di Käthe Kollwitz –
«Ma a te, esattamente, cosa piace di Berlino?». Questa domanda mi giunge mentre la U1 scorre lungo la sopraelevata e sull’Oberbaumbrücke, verso il capolinea. Il quesito recheggia tra le pareti e le vetrate della stazione U-Bahn di Warschauer Straße, uno dei luoghi a cui più sono legato emotivamente. Tuttavia non basta, da solo, a dare senso a un amore così forte, così difficile da spiegare. Ricordo la mia prima volta sulla lunga passerella sopra l’attigua e omonima stazione della S-Bahn. Un’attraversata a sottozero, sospeso sui binari e schiaffeggiato con violenza dal tagliente vento dell’est; pungolato dagli effluvi dei curry wurstel e dei kebap sfrigolanti sulle piastre dei chioschi ai lati. …
– Un amore difficile da spiegare –
La prima volta che visitai Berlino, sul finire dello scorso millennio, ero un giovane ragazzo che aveva messo il naso fuori dagli italici confini poche volte. Ciò nonostante fossi affetto, fin da piccolo, da una spiccata esterofilia. All’epoca, infatti, covavo un forte complesso di italianità, maturato durante un paio di incursioni in Austria e in Francia, dove mi ero sentito osservato come una animale fuggito dallo zoo. Ciò aveva comportato, a sua volta, una serie di preconcetti sugli altri europei, tedeschi in cima, che percepivo più civilizzati ed evoluti di noi, ma anche molto antipatici e…
– Pregiudizi, luoghi comuni e invisibilità –
Da un paio d’anni studio l’impossibile (come lo sento definire da tanti) idioma germanico. Sono ben lontano da un livello accettabile per sostenere una conversazione. La mattina, quando la mente è più fresca e riposata, faccio colazione affrontando una delle lezioni di tedesco disponibili nel web.
Il motivo della mia tardiva decisione è riconducibile ai tanti episodi (forse divertenti da raccontare, ma per me davvero imbarazzanti) in cui la totale estraneità a questa lingua ha cagionato fastidi e inconvenienti. …
– A scuola di lingua tedesca –
Ellen Fraatz è nata a Berlino Ovest, ed è cresciuta nel quartiere occidentale di Tempelhof. Da adolescente apriva una delle finestre del suo appartamento e appoggiava sul davanzale una cassa del suo impianto. Per una platea composta di condòmini che affacciavano sul comune Hof, Ellen suonava i vinili dismessi per juke-box che le passava un amico. …
– La luce di una nuova alba –
Non è stato un colpo di fulmine, quello tra Berlino e me. La prima volta fu nel dicembre del 1999: una partenza improvvisata, grazie all’offerta di una compagnia aerea. Non erano ancora esplose le low cost, e un volo a circa £ 250.000 suonava realmente vantaggioso. Partimmo in quattro e alloggiammo in un…
– Berlin Love Story –