La prima volta che m’imbattei in Tamara Danz e nei suoi Silly, mi trovavo nei dintorni di una delle mie strade preferite di Berlino: Warschauer Straße. Quel nome catturò la mia intenzione mentre mi avvicinavo a un ingresso dell’East Side Mall. Convinto che si trattasse di una pittrice o di una poetessa, mi ripromisi di fare un approfondimento, ma come spesso accade, tale proposito è caduto nel dimenticatoio.
La zona intorno a Warschauer Straße, nell’Ortsteil di Friedrichshain, è dove ho istantaneamente pensato di voler vivere, non appena mi fossi trasferito a Berlino.
Non era un’ambizione azzardata un ventennio fa. In quel periodo Berlino godeva ancora – sebbene per ancora poco tempo – della fama di metropoli povera e sexy.
Il mercato immobiliare proponeva prezzi abbordabili e il costo della vita era il più basso tra le grandi città europee.
La prima volta che arrivai in questa vivace e frenetica strada fu …
Categoria: 🗓 GESCHICHTE
Storia
Berlino la mutante (disponibile su Raiplay), è un interessante documentario di qualche anno fa, sull’inarrestabile trasformismo della capitale tedesca. È il ritratto di una città con lo sguardo rivolto in avanti, ma mai dimentica del proprio passato. Una metropoli in costante divenire, aderente alle impressioni scaturite sin dai miei primi viaggi nella capitale tedesca, a partire da uno dei suoi quartieri più emblematici e rappresentativi: Kreuzberg.
L’intreccio tra passato, presente e futuro evidenzia un tessuto urbano piuttosto distante dalle altre grandi capitali europee.
A Roma, dove ho vissuto per 25 anni…
«Nessuno ha intenzione di costruire un muro» – Così, il 15 giugno del 1961, si pronunciò l’allora presidente della DDR Walter Ulbricht in merito alle insistenti voci trapelate dalla rete di spionaggio, del folle progetto del Muro. Appena due mesi dopo, quella dichiarazione divenne la temuta realtà. La giornalista Annamaria Doherr aveva formulato la domanda senza menzionare in alcun modo l’idea di un muro, menzionando quella di una più generica istituzione di confine di stato. Il regime della DDR giustificò le prime operazioni (12-13 agosto 1961) di installazione del Muro con la scusa di una barriera protettiva contro la minaccia fascio-capitalista degli ex alleati occidentali. Naturalmente, in pochi credettero a motivazioni così claudicanti, ma non mancò un nutrito numero di fedeli alla causa socialista. Cittadini che, in nome di una fede ideologica, approvavano il braccio di ferro tra due ideali di società agli antipodi: socialismo contro capitalismo, proletariato versus borghesia. Difficile stabilire quanto fossero ingenui o consapevoli del duro prezzo da pagare. Il Muro e la propaganda di regime, per quanto intrisa di bugie, fu il ragionevole prezzo da pagare per un obbiettivo ritenuto nobile.
“Tu vivi in America. È il più grande paese del mondo. Certo, c’è chi fa una vita di merda. Perché, credi che nell’Unione Sovietica non facciano una vita di merda? Lui ti dice che il capitalismo è un sistema dove cane mangia cane. Cos’è la vita se non un sistema dove cane mangia cane? …”
Con l’avvento del Muro, numerosi cittadini berlinesi ne sortirono gli effetti e le conseguenze. Amici, coppie di innamorati e intere famiglie, da un giorno all’altro, non poterono più vedersi e frequentarsi.
Non li confortarono di certo la comunicazione propagandistica che motivava il Muro come necessario strumento di protezione dalle minacce del fascismo e del capitalismo occidentali. Sin dalla mattina di quella calda domenica del 13 agosto 1961, molti berlinesi dell’est compresero di essere divenuti dei prigionieri di Stato. Dinnanzi alla massiccia mobilitazione di uomini e mezzi per dividere la città, in molti iniziarono a pensare alla fuga. Ma la smania egemonica della DDR non si placò nemmeno di fronte all’evidente disperazione di cittadini che sognavano solo di essere liberi. E le tragedie, purtroppo, non si fecero attendere a lungo. …
– Sognavano solo essere liberi –
Da tre anni, il Flughafen Berlin-Brandenburg “Willy Brandt” accoglie milioni di turisti che volano fino a Berlino. Ma, per chi non è tedesco, né un appassionato o uno studioso di storia, il nome dello scalo potrebbe non suggerire più di tanto. Approfondendo la sua singolare biografia se ne comprendono il peso e l’apporto esercitati in almeno mezzo secolo di storia tedesca. Ciò più che colpisce di Willy Brandt, è il suo grande sogno e l’accorato impegno profuso nel perseguirlo. Ancora oggi Herbert Ernst Karl Frahm, questo il suo vero nome, incarna la figura di un politico, e soprattutto di un uomo, fedele ai propri ideali. …
– Il sogno di Willy Brandt –
Il rogo di Berlino di Helga Schneider è una delle opere letterarie più avvincenti sui drammi della II Guerra Mondiale. Si tratta di uno struggente diario con cui l’autrice slesiana, cresciuta a Berlino e da sessant’anni naturalizzata italiana, rammenta i drammatici eventi di cui fu testimone, in una città ormai sventrata dai bombardamenti. Leggendolo, l’ho spontaneamente collegato a un breve racconto, diametralmente opposto, ambientato nella capitale tedesca degli anni ’20. Ne è scaturito un curioso parallelo: due esperienze in antitesi, entrambi efficaci ritratti di un’infanzia vissuta in una Berlino piegata tra le due guerre. …
– Infanzia a Berlino tra le due guerre –
In anni di frequentazione con Berlino, mi sono frequentemente imbattuto in una figura singolare, difficile da dimenticare. Occhieggiava puntualmente dai manifesti affissi in strada, o dai cartonati nei negozi di dischi. Un uomo non più giovanissimo, longilineo e vestito di nero, con un cappello a falde larghe e un’espressione severa e sofferta, probabilmente enfatizzata dai profondi solchi che ne segnano il viso. Mi venne naturale associarlo, visivamente, all’immagine di…
-La figura di Udo Lindenberg –
Il 28 giugno ha ufficialmente inizio il Pride di Berlino, un mese di eventi che avranno conclusione sabato 22 luglio, con il Christopher Street Day. Il CSD è la tradizionale parata che richiama a Berlino numerosi visitatori da ogni angolo d’Europa e del mondo. Una vera e propria celebrazione di ogni diversità.
Nonostante Berlino vanti il Pride forse più affollato d’Europa, sul suo passato aleggia l’ombra di una legge controversa: il Paragrafo 175. …
– Il Pride di Berlino e il Paragrafo 175 –
L’ex DDR, come ogni regime totalitario, osteggiava la libertà di pensiero ed espressione, i combustibili necessari a ogni corrente artistica. Dei preposti comitati di controllo castravano sul nascere qualsivoglia elemento di critica nei confronti dello Stato e della causa socialista. Ma, come spesso accade sotto le pressioni coercitive delle dittature, gli effetti sortiti si rivelarono distanti da quelli auspicati. Nella Repubblica Democratica Tedesca, letteratura, cinema e musica, per la loro diffusione, dovevano superare il setaccio degli organi di censura, allo scopo di ravvisare eventuali messaggi sgraditi e potenzialmente sovversivi. …
– Cinema e censura: le pellicole del coniglio –
Ne “Il cielo sopra Berlino”, pellicola del 1987 diretta da Wim Wenders, il poeta Homer e l’angelo Cassiel raggiungono Potsdamer Platz. L’anziano uomo stenta a capacitarsi dello stato in cui versa la piazza, teatro della sua giovinezza ai tempi Repubblica di Weimar.
I bombardamenti della II Guerra Mondiale l’avevano praticamente rasa al suolo, trasformandola in una spoglia e vasta distesa sterrata. Il regime della DDR completò l’opera di mortificazione, facendo passare proprio di lì il Muro, relegando la piazza a terra di nessuno; da crocevia brulicante e ricco di vita a striscia della morte. …
– Il poeta e l’angelo di Potsdamer Platz –